Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore

Più passa il tempo e più cresce nel cuore la convinzione che ancora non conosco né il Vangelo e né le altre Scritture, dal momento che ancora non conosco il purissimo pensiero di Gesù Signore, che rifulge in ogni sua Parola, attinta non dalla Scrittura Antica, ma direttamente dal cuore del Padre, attraverso la luce purissima e sempre nuova dello Spirito Santo. Si conosce il Vangelo quando si è capaci, sempre nello Spirito Santo, di attingere la verità dal cuore del Padre, che è tutto nel cuore di Cristo. Gesù conosce la Scrittura perché conosce il cuore del Padre. Se non si conosce il cuore di Cristo, mai si potrà conoscere il Vangelo. Mai potrà essere diversamente. Gesù vede ogni cosa dal cuore del Padre. Dal cuore del Padre la illumina di purissima verità. Il discepolo vede dal cuore di Gesù. Illumina ogni cosa dalla sua verità.

Gesù è un solo pensiero con il Padre, perché con il Padre è una solo volontà. Il Padre comanda e Lui obbedisce. Il Padre vuole e Lui esegue. Il Padre dice e Lui ascolta. Gesù si fece obbediente al Padre fino alla morte, in verità fino alla morte di croce. Vivendo di questa purissima obbedienza, dal Padre sempre è avvolto dalla sua più grande luce e Lui conosce quali sono i desideri del Padre, quali i suoi pensieri, quali le decisioni sopra ogni uomo. È questo il suo segreto: Gesù parla come se parlasse il Padre. Del Padre Lui è voce perfetta. In tal senso Gesù è più che profeta. Lui vede il cuore, abita nel cuore, dal cuore del Padre sempre parla. Il profeta invece ascolta una parola e la riferisce, ma non conosce le profondità del cuore del Padre. Tutto in Gesù è diverso. Lui parla per conoscenza immediata, per visione diretta.

Dal cuore del Padre Gesù vede i Giudei. Sa che essi non sono stati dati dal Padre come sue pecore. Anche se dovesse parlare con loro per secoli eterni, mai essi ascolterebbero la sua voce. Non sono sue pecore. Il Padre non le ha date a Lui. Sono pecore di un altro pastore e sanno ascoltare solo la voce dell’altro pastore che è il diavolo. Gesù sa anche che il Padre vorrebbe donare queste pecore a Lui. Esse però non vogliono lasciarsi donare. Allora se Gesù sa che esse non vogliono lasciarsi donare, perché con loro dialoga e parla? Parla e dialoga perché il Padre celeste, nonostante il loro rifiuto, vuole offrire loro una ulteriore grazia. È questa la santità dell’amore del Padre: offrire una ulteriore grazia di conversione e di salvezza. Nessuno domani dovrà accusare il Padre: “Se tu mi avessi dato ancora una grazia, sarei salvo”.

Gesù, sapendo che è suo ministero giustificare il Padre dinanzi ad ogni persona che si danna, anche dopo la sua risurrezione, concesse ai Giudei un’ultima grazia. Disse ai suoi discepoli di iniziare la predicazione del Vangelo proprio da Gerusalemme. L’ultima grazia va data sempre. Così pensa il cuore del Padre. Così pensa il cuore di Cristo Signore. Un solo cuore, una sola voce, un solo pensiero, una sola grazia. Tutto il Vangelo secondo Giovanni è un dialogo di Gesù con i Giudei. È un dialogo che trae origine dal cuore del Padre. Lui vuole la salvezza del suo popolo. Non vuole che esso perisca. Per questo manda il Figlio suo come ultima sua grazia. Cristo Gesù manda i suoi discepoli come ultima sua grazia. Anche noi conosciamo quando dobbiamo smettere di predicare ai sordi, solo se siamo nel cuore di Gesù Signore.

Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,22-29).

Questa coscienza deve avere il cristiano dinanzi ad ogni uomo. Io per lui sono oggi l’ultima grazia di salvezza, redenzione, giustificazione, verità, misericordia, pace, conversione. Domani e anche oggi quest’uomo potrebbe già trovarsi al cospetto di Dio per il giudizio eterno. Se si dovesse dannare perché io non sono stato l’ultima sua grazia, mandato dal Signore proprio per dare l’ultima opportunità di salvezza, anch’io sono responsabile della sua dannazione eterna. Il Signore lo aveva mandato da me come sua ultima grazia ed io sono stato distratto, disattento, pensavo alle mie cose, avevo i miei problemi, ero sovrappensiero, avevo passato la notte nello sballo. È grande la responsabilità cristiana se ci pensiamo come l’ultima grazia di salvezza data da Dio all’uomo che passa dinanzi al nostro volto. Questa è la nostra verità, non altre: ultima grazia di salvezza. Poi verrà il giudizio ed ognuno è responsabile di ciò che ha fatto o non ha fatto, ha fatto male o poco bene. Prima di consegnare il suo spirito al Padre, Gesù confessò che tutto è stato compiuto. Tutto ha fatto e detto. Ha obbedito ad ogni comando del Padre. Questa stessa confessione deve poter fare ognuno di noi. Siamo l’ultima grazia di salvezza.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, convinceteci della nostra responsabilità.