Non dire ad alcuno che egli era il Cristo
Dialogare con Gesù è cosa stupendamente divina, perché con Lui il dialogo diviene vera partecipazione al “discorso” eterno che intercorre tra Lui e il Padre nello Spirito Santo. Ecco il dialogo eterno: l’amore del Padre nello Spirito Santo è eternamente amore del Figlio e sempre eternamente nello Spirito Santo l’amore del Figlio è amore del Padre. Il Padre nello Spirito Santo dona tutto se stesso al Figlio, il Figlio nello Spirito Santo dona tutto se stesso al Padre. Il sommo del dialogo tra il Padre e il Figlio non avviene nel cielo, ma sulla terra. Avviene sul Golgota, quando Cristo Gesù anche fisicamente, si dona tutto al Padre, facendosi per Lui olocausto consumato con il fuoco dell’amore perché ogni altro uomo potesse entrare in dialogo con il Padre in Cristo per opera dello Spirito Santo. Cristo Gesù accoglie il dono del Padre. Il Padre accoglie il dono di Cristo, in un dialogo eterno che mai avrà fine, sempre eternamente nello Spirito Santo. Ecco allora che la prima “cosa” necessaria per il dialogo è lo Spirito Santo. Dove è assente lo Spirito Santo ci sono parole, ma non dialogo. Senza lo Spirito Santo il Padre non dona se stesso, nella sua verità e nel suo amore, a Cristo Gesù. Ma anche senza lo Spirito Santo, Cristo non dona se stesso al Padre, nel suo amore, nella sua verità, amore e verità che in Lui sono purissima obbedienza all’amore e alla verità del Padre. Lo Spirito Santo è anche “essenza e verità” di ogni dialogo tra Cristo Gesù e l’uomo, tra l’uomo e l’altro uomo.
Nello Spirito Santo si conosce la propria verità. Sempre nello Spirito Santo si conosce la “verità” dell’altro. Esempio concreto: se un presbitero cammina nello Spirito Santo sa chi è lui, presbitero in Cristo Gesù, presbitero per Cristo Gesù. Se cammina nello Spirito Santo sa anche chi è l’altro che è posto dinanzi a lui: una persona alla quale sempre dare Cristo, verità e grazia, luce e vita eterna, nella sua più alta pienezza. Nello Spirito Santo il dialogo del presbitero con le persone diviene dono del Cristo che lui è, perché a Cristo conformato, ma anche del Cristo pieno che Lui porta in sé, verità e grazia, che lui è chiamato a dare. Nello Spirito Santo il dialogo si sposta dal piano naturale al piano soprannaturale. Il presbitero è solo strumento, anche se sacramentale, per il dono di Cristo. Anche per lui, il dialogo tra lui e Cristo può avvenire solo nello Spirito Santo e solo se il dialogo con Cisto è perfetto, sarà perfetto anche il dialogo con le anime. Se però il suo dialogo con Cristo è inesistente o superficiale o semplicemente di fantasia, il dialogo con le anime sarà anche inesistente, superficiale, di fantasia, di immaginazione, di mille supposizioni, cose tutte però che sono dalla carne, perché manca il diavolo vero, nello Spirito Santo, tra il presbitero e Cristo Signore. Quando è fatto secondo la carne, il dialogo non è più dono di Cristo attraverso il presbitero, nello Spirito Santo, ma una chiacchiera fatta di parole inutili, anche se composte di altissima e profonda teologia.
Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo (Mt 16,13-20).
In questo dialogo odierno tra Gesù e i suoi apostoli vengono fuori due cose da mettere in luce. Gli uomini dialogano tra di loro su Cristo Gesù. Più che di dialogo, si tratta di comunicazione di pensieri. Manca loro la verità di Cristo, perché Cristo ha fatto intravedere loro qualcosa, ma ancora non si è manifestato loro, loro non si è donato nella pienezza della verità. Se un presbitero non si dona al mondo nella pienezza della sua verità, sempre su di lui si diranno pensieri, ma non si darà mai la verità del presbitero. Il presbitero non l’ha data. Ora è ministero del presbitero dare la verità di Cristo attraverso la sua personale verità. Allo stesso modo che Cristo dona la verità del Padre nella sua verità. La sua verità è verità del Padre. La verità del Padre è verità di Cristo. La verità di Cristo è verità del presbitero. La verità del presbitero è verità di Cristo, non due verità, ma una sola verità. Seconda cosa da mettere in luce: la verità di Cristo si può conoscere solo per opera dello Spirito Santo, per rivelazione. È il Padre che dona sempre Cristo nello Spirito Santo. Lo dona come verità, grazia, luce, vita eterna, via, pensiero, sapienza, intelligenza del suo mistero. Ora se il Padre non dona Cristo nel suo mistero, l’uomo rimane fuori di esso. Pietro può dire che Gesù è il Cristo di Dio, perché il Padre glielo ha rivelato. Anche Cristo può dire a Pietro la sua verità di Pietra sulla quale Lui edificherà la sua Chiesa perché il Padre glielo ha rivelato. Se il presbitero cammina senza lo Spirito Santo, il Padre non può rivelargli né il suo mistero, né il mistero delle anime che sono dinanzi a sé, e lui sarà condannato a dire parole senza alcuna verità. Chi è senza la sua verità, non possiede nessun’altra verità, perché è senza la sua verità chi è senza la verità del Padre e del Figlio, nella comunione dello Spirito Santo. Senza la propria verità, si dicono solo parole stolte.
Vergine Maria, Donna piena di Spirito Santo, Angeli, Santi, date ad ognuno la sua verità.