Non potete servire Dio e la ricchezza
Il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo inizia con una beatitudine che è posta a fondamento di tutte le altre. Se essa è vissuta, le altre potranno essere vissute. Se essa non è vissuta, nessun’altra potrà esserlo. Questa beatitudine è posta come pietra pregiata, roccia di stabilità per tutta la casa del cristiano: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli, di essi è il Vangelo, Cristo Gesù, lo Spirito Santo, la Madre di Dio, la Chiesa, la grazia, la verità, la vita, la misericordia, la pace, la gioia, la santità, ogni altre virtù”. Beato chi vive per ascoltare il Signore e fare sempre la sua divina volontà. Dio è di costui perché costui è di Dio. Lui è nella volontà di Dio e Dio necessariamente sarà nella sua vita. Beato chi per tutta la sua vita sarà sempre dalla divina volontà. Nella divina voluta è tutto il suo bene: spirituale, fisico, nel tempo, nell’eternità, per sé, per gli altri. Nella volontà di Dio lui stesso diviene un bene per il mondo intero, perché si fa uomo di misericordia, pace, giustizia, verità, santità. Nella volontà di Dio si fa un assetato di giustizia, un mite, un puro di cuore, un operatore di luce evangelica per ogni uomo.
Le parole di Gesù sono chiare: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Non si può dare la volontà a Dio e alla ricchezza. Se si dona la volontà a Dio, si consegna la vita alla povertà in spirito, che è in sé cancellazione di ogni nostro pensiero e desiderio verso le cose della terra e anche verso la nostra stessa persona, perché tutto si viva secondo i pensieri, i desideri, la volontà di Dio a noi manifestata nella Legge, nei Profeti, in Cristo Signore e anche per mezzo dello Spirito Santo, personalmente, a chi lo desidera e si mette in suo ascolto. Ora la volontà di Dio chiede che ogni bene che si possiede, sia spirituale che materiale, sia del corpo che dell’anima, venga messo a servizio dei fratelli. Tutto, il discepolo di Gesù, deve vivere servendo il bene degli altri, desirandolo, creandolo, producendolo. È sufficiente uscire da questa divina disposizione, per non essere più poveri in spirito. Non si è più dalla divina volontà. Si è dalla nostra. La nostra volontà subito sposta l’asse: dagli altri a noi. Quando non si è da Dio, si è di sé da se stessi. Quale è la differenza? Se si è da Dio, si è per gli altri. Se si è da se stessi, si è per se stessi. Si è da Dio, si condivide tutto con gli altri. Si è da se stessi, si prende tutto gli altri, spesso con modi anche violenti, di morte: rapine, omicidi, furti, doli, inganni, frodi, sottrazione della giusta mercede agli operai e sfruttamenti di ogni genere.
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena (Mt 6,24-34).
Quando il discepolo di Gesù diviene povero in spirito – e lo si diviene giorno per giorno, giorno dopo giorno con vera crescita nello Spirito Santo – lui pone la sua vita a servizio dei suoi fratelli, il Padre celeste mette la sua vita a sua disposizione. A disposizione del povero in spirito il Signore pone la sua sapienza, intelligenza, forza, luce, verità, grazia, onnipotenza, provvidenza, ogni bene della terra e del cielo. Tutto l’uomo serve Dio nei suoi figli. Tutto Dio serve il povero in spirito perché possa servire bene i suoi fratelli. Più il povero in spirito serve le creature del Padre, più il Padre serve lui in ogni cosa. Si comprenderà che questa duplice relazione: povero in spirito – uomini, povero in spirito – Padre, si può vivere solo nella più pura fede. Se per un solo istante cadiamo dalla fede, ci facciamo da noi per noi, non siamo più fatti da Dio per gli altri. Chi vuole rimanere povero in spirito, crescere da vero povero in spirito, ogni giorno deve ravvivare la sua fede in modo che divenga forte, tenace, resistente, indistruttibile. Ma anche chi vuole creare uomini di vera relazione con gli altri, deve impegnare tutto se stesso a crescere di fede in fede. Formerà uomini di fede per divenire anch’essi poveri in spirito, per trasformarsi in persone per gli altri, sempre, in ogni luogo. La prima ricchezza che il povero in spirito mai servirà è l’egoismo, causa di tutti i mali che sono sulla terra. La seconda ricchezza è quella del cuore. Mai lui legherà il cuore a persone o cose. Il suo cuore dovrà essere tutto di Dio, perché sia Lui a donarlo secondo pienezza di amore a chi Lui desidera che esso venga donato. Da vero povero in spirito, il cristiano si consegnerà nelle mani del Padre, vivendo oggi il suo giorno.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, santi, fateci un dono perenne per il Padre.