Novena in onore della B.V. Maria Immacolata – GIORNO DELLA SOLENNITA’

novena immacolata 2016

AVVENGA PER ME SECONDO LA TUA PAROLA

La Vergine Maria ascolta con il cuore le parole di spiegazione dell’Angelo e si dichiara la serva del Signore. Qualsiasi cosa il Signore vuole, le la farà. Del Signore lei si dichiara la sua serva: “Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»”. Il Signore vuole questo, questo sia. Vuole altro, altro sia. Qualsiasi cosa Lui chiederà, sarò sempre sia serva in eterno. È Lui il Signore della mia vita.

Allora è giusto chiedersi: “Qual è il significato della parola “servo” nella Scrittura Santa? La prima verità che urge affermare vuole che la parola “servo” non venga letta semplicemente in chiave sociologica, ma in chiave teologica. La chiave teologica ci porta alla verità creaturale del nostro essere e di conseguenza del nostro operare. Prima di riflettere sulla nostra verità di creazione, è opportuno leggere qualche versetto della Scrittura sia dell’Antico che del Nuovo testamento, nel quale ricorre la parola “servo, serva, servi, serve”.

TUA SERVA

Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; non ci manca nulla” (Gdc 19, 19). Essa gli disse: “Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, o mio signore! Poiché tu mi hai consolata e hai parlato al cuore della tua serva, benché io non sia neppure come una delle tue schiave” (Rt 2, 13). Le disse: “Chi sei?”. Rispose: “Sono Rut, tua serva; stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto” (Rt 3, 9). Non considerare la tua serva una donna iniqua, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia amarezza” (1Sam 1, 16).

Essa replicò: “Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi”. Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non fu più come prima (1Sam 1, 18). Allora la donna si accostò a Saul e vedendolo tutto spaventato, gli disse: “Ecco, la tua serva ha ascoltato i tuoi ordini. Ho esposto al pericolo la vita per obbedire alla parola che mi hai detto (1Sam 28, 21). Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Ti ho preparato un pezzo di pane: mangia e riprenderai le forze, perché devi rimetterti in viaggio” (1Sam 28, 22).

Eliseo le disse: “Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai in casa”. Quella rispose: “In casa la tua serva non ha altro che un orcio di olio” (2Re 4, 2). Allora disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”. Essa rispose: “No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva” (2Re 4, 16). Giuditta gli rispose: “Degnati di accogliere le parole della tua serva e possa la tua schiava parlare alla tua presenza. Io non dirò il falso al mio signore in questa notte (Gdt 11, 5). Certo, se vorrai seguire le parole della tua serva, Dio agirà magnificamente con te e il mio signore non fallirà nei suoi progetti (Gdt 11, 6).

Per questo, io tua serva, conscia di tutte queste cose, sono fuggita da loro e Dio mi ha indirizzata a compiere con te un’impresa che farà stupire la terra ovunque ne giungerà la fama (Gdt 11, 16). La tua serva è religiosa e serve notte e giorno al Dio del cielo. Ora io intendo restare con te, mio signore, ma uscirà la tua serva di notte nella valle; io pregherò il mio Dio ed egli mi rivelerà quando essi avranno commesso i loro peccati (Gdt 11, 17).

Ma Giuditta rispose: “Per la tua vita, mio signore, ti assicuro che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito” (Gdt 12, 4). Essa fece dire ad Oloferne: “Comandi il mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera” (Gdt 12, 6). La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo (Est 4, 17y). La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni (Est 4, 17x).

TUO SERVO

Dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo (Gen 18, 3). Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia (Gen 19, 19). Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l’anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone” (Gen 24, 14). Diede loro questo comando: “Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Labano e vi sono restato fino ad ora (Gen 32, 5).

Io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti (Gen 32, 11). Gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue”. Pensava infatti: “Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza” (Gen 32, 21). Alzati gli occhi, vide le donne e i fanciulli e disse: “Chi sono questi con te?”. Rispose: “Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo” (Gen 33, 5). Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: “Proprio così mi ha fatto il tuo servo!”, si accese d’ira (Gen 39, 19). Risposero: “Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo” e si inginocchiarono prostrandosi (Gen 43, 28).

Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: “Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te! (Gen 44, 18). Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore (Gen 44, 24). Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie (Gen 44, 27). Ora, quando io arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro (Gen 44, 30). Appena egli avrà visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre (Gen 44, 31). Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita (Gen 44, 32).

Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! (Gen 44, 33). Mosè disse al Signore: “Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua” (Es 4, 10). Mosè disse al Signore: “Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? (Nm 11, 11). Signore Dio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; quale altro Dio, infatti, in cielo o sulla terra, può fare opere e prodigi come i tuoi? (Dt 3, 24).

Ma se hai paura di farlo, scendi con Pura tuo servo (Gdc 7, 10). Poi ebbe gran sete e invocò il Signore dicendo: “Tu hai concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?” (Gdc 15, 18). Eli disse a Samuele: “Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Samuele andò a coricarsi al suo posto (1Sam 3, 9). Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: “Samuele, Samuele!”. Samuele rispose subito: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3, 10). Davide disse a Saul: “Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo” (1Sam 17, 32).

Ma Davide disse a Saul: “Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge (1Sam 17, 34). Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente” (1Sam 17, 36). Saul gli chiese: “Di chi sei figlio, giovane?”. Rispose Davide: “Di Iesse il Betlemmita, tuo servo” (1Sam 17, 58). Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua (1Sam 20, 7). Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?” (1Sam 20, 8). E’ forse oggi la prima volta che consulto Dio per lui? Lungi da me! Non getti il re questa colpa sul suo servo né su tutta la casa di mio padre, poiché il tuo servo non sapeva di questa faccenda cosa alcuna, né piccola né grande” (1Sam 22, 15).

Davide disse: “Signore, Dio d’Israele, il tuo servo ha sentito dire che Saul cerca di venire contro Keila e di distruggere la città per causa mia (1Sam 23, 10). Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Keila? Scenderà Saul, come ha saputo il tuo servo? Signore, Dio d’Israele, fallo sapere al tuo servo”. Il Signore rispose: “Scenderà” (1Sam 23, 11). Davide disse ad Achis: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mi sia concesso un luogo in una città del tuo territorio dove io possa abitare. Perché dovrà stare il tuo servo presso di te nella tua città reale?” (1Sam 27, 5). Davide rispose ad Achis: “Tu sai già quello che farà il tuo servo”. Achis disse: “Bene! Ti faccio per sempre mia guardia del corpo” (1Sam 28, 2).

Rispose Davide ad Achis: “Che cosa ho fatto e che cosa hai trovato nel tuo servo, da quando sono venuto alla tua presenza fino ad oggi, perché io non possa venire a combattere contro i nemici del re mio signore?” (1Sam 29, 8). E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è una legge per dell’uomo, Signore Dio! (2Sam 7, 19). Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! (2Sam 7, 20). Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo (2Sam 7, 21). Ora, Signore, la parola che hai pronunciata riguardo al tuo servo e alla tua casa, confermala per sempre e fa’ come hai detto (2Sam 7, 25). Allora il tuo nome sarà magnificato per sempre così: Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele! La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! (2Sam 7, 26). Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera (2Sam 7, 27).

Ora, Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso questo bene al tuo servo (2Sam 7, 28). Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!” (2Sam 7, 29). “Ecco il tuo servo!”. Davide gli disse: “Non temere, perché voglio trattarti con bontà per amore di Giònata tuo padre e ti restituisco tutti i campi di Saul tuo avo e tu mangerai sempre alla mia tavola” (2Sam 9, 7). Merib-Baal si prostrò e disse: “Che cos’è il tuo servo, perché tu prenda in considerazione un cane morto come sono io?” (2Sam 9, 8). Ziba disse al re: “Il tuo servo farà quanto il re mio signore ordina al suo servo”. Merib-Baal dunque mangiava alla tavola di Davide come uno dei figli del re (2Sam 9, 11).

Chi ha ucciso Abimelech figlio di Ierub-Baal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura? tu digli allora: Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto” (2Sam 11, 21). Allora gli arcieri tirarono sulla tua gente dall’alto delle mura e parecchi della gente del re perirono. Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto” (2Sam 11, 24). Andò dunque Assalonne dal re e disse: “Ecco il tuo servo ha i tosatori presso di sé. Venga dunque anche il re con i suoi ministri a casa del tuo servo!” (2Sam 13, 24). Allora Ionadab disse al re: “Ecco i figli del re arrivano; la cosa sta come il tuo servo ha detto” (2Sam 13, 35).

Disse il re: “La mano di Ioab non è forse con te in tutto questo?”. La donna rispose: “Per la tua vita, o re mio signore, non si può andare né a destra né a sinistra di quanto ha detto il re mio signore! Proprio il tuo servo Ioab mi ha dato questi ordini e ha messo tutte queste parole in bocca alla tua schiava (2Sam 14, 19). Per dare alla cosa un altro aspetto, il tuo servo Ioab ha agito così; ma il mio signore ha la saggezza di un angelo di Dio e sa quanto avviene sulla terra” (2Sam 14, 20). Ioab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re e disse: “Oggi il tuo servo sa di aver trovato grazia ai tuoi occhi, re mio signore, poiché il re ha fatto quello che il suo servo gli ha chiesto” (2Sam 14, 22). Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della via di accesso alla porta della città; quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: “Di quale città sei?”, l’altro gli rispondeva: “Il tuo servo è di tale e tale tribù d’Israele” (2Sam 15, 2).

Perché durante la sua dimora a Ghesur, in Aram, il tuo servo ha fatto questo voto: Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò il Signore!” (2Sam 15, 8). Ma Ittai rispose al re: “Per la vita del Signore e la tua, o re mio signore, in qualunque luogo sarà il re mio signore, per morire o per vivere, là sarà anche il tuo servo” (2Sam 15, 21). Ma se torni in città e dici ad Assalonne: Io sarò tuo servo, o re; come sono stato servo di tuo padre prima, così sarò ora tuo servo, tu dissiperai in mio favore i consigli di Achitofel (2Sam 15, 34). Il re disse: “Il giovane Assalonne sta bene?”. Achimaàz rispose: “Quando Ioab mandava il servo del re e me tuo servo, io vidi un gran tumulto, ma non so di che cosa si trattasse” (2Sam 18, 29). E disse al re: “Il mio signore non tenga conto della mia colpa! Non ricordarti di quanto il tuo servo ha commesso quando il re mio signore è uscito da Gerusalemme; il re non lo conservi nella sua mente! (2Sam 19, 20).

Perché il tuo servo riconosce di aver peccato ed ecco, oggi, primo di tutta la casa di Giuseppe, sono sceso incontro al re mio signore” (2Sam 19, 21). Egli rispose: “Re, mio signore, il mio servo mi ha ingannato! Il tuo servo aveva detto: Io mi farò sellare l’asino, monterò e andrò con il re, perché il tuo servo è zoppo (2Sam 19, 27). Ma egli ha calunniato il tuo servo presso il re mio signore. Però il re mio signore è come un angelo di Dio; fa’ dunque ciò che sembrerà bene ai tuoi occhi (2Sam 19, 28). Perché tutti quelli della casa di mio padre non avevano meritato dal re mio signore altro che la morte; ma tu avevi posto il tuo servo fra quelli che mangiano alla tua tavola. E che diritto avrei ancora di implorare presso il re?” (2Sam 19, 29).

Io ho ora ottant’anni; posso forse ancora distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che mangia e ciò che beve? Posso udire ancora la voce dei cantori e delle cantanti? E perché allora il tuo servo dovrebbe essere di peso al re mio signore? (2Sam 19, 36). Solo per poco tempo il tuo servo verrà con il re oltre il Giordano; perché il re dovrebbe darmi una tale ricompensa? (2Sam 19, 37). Lascia che il tuo servo torni indietro e che io possa morire nella mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre. Ecco qui mio figlio, il tuo servo Chimam; venga lui con il re mio signore; fa’ per lui quello che ti piacerà” (2Sam 19, 38). Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò rimorso in cuore e disse al Signore: “Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l’iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza” (2Sam 24, 10).

Simei disse al re: “L’ordine è giusto! Come ha detto il re mio signore, così farà il tuo servo”. Simei dimorò in Gerusalemme per molto tempo (1Re 2, 38). Salomone disse: “Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come avviene oggi (1Re 3, 6). Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi (1Re 3, 7). Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare (1Re 3, 8).

Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?” (1Re 3, 9). Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l’hai adempiuto con potenza, come appare oggi (1Re 8, 24). Ora, Signore Dio di Israele, mantieni al tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso dicendo: Non ti mancherà un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta camminando davanti a me come vi hai camminato tu (1Re 8, 25). Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! (1Re 8, 28).

Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo (1Re 8, 29). Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona (1Re 8, 30). Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono (1Re 8, 52). Perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua proprietà secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire, o Signore, i nostri padri dall’Egitto” (1Re 8, 53). Quegli disse: “Che male ho fatto perché tu consegni il tuo servo ad Acab perché egli mi uccida? (1Re 18, 9).

Appena sarò partito da te, lo spirito del Signore ti porterà in un luogo a me ignoto. Se io vado a riferirlo ad Acab egli, non trovandoti, mi ucciderà; ora il tuo servo teme il Signore fin dalla sua giovinezza (1Re 18, 12). Al momento dell’offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: “Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando (1Re 18, 36). Egli disse ai messaggeri di Ben-Adad: “Dite al re vostro signore: Quanto hai imposto prima al tuo servo lo farò, ma la nuova richiesta non posso soddisfarla”. I messaggeri andarono a riferire la risposta (1Re 20, 9). Si legarono sacchi ai fianchi e corde sulla testa, quindi si presentarono al re di Israele e dissero: “Il tuo servo Ben-Adad dice: Su, lasciami in vita!”. Quegli domandò: “E’ ancora vivo? Egli è mio fratello!” (1Re 20, 32). Quando passò il re, gli gridò: “Il tuo servo era nel cuore della battaglia, quando un uomo si staccò e mi portò un individuo dicendomi: Fa’ la guardia a quest’uomo! Se ti scappa, la tua vita pagherà per la sua oppure dovrai sborsare un talento d’argento (1Re 20, 39).

Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quegli scomparve”. Il re di Israele disse a lui: “La tua condanna è giusta; l’hai proferita tu stesso!” (1Re 20, 40). Una donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: “Mio marito, tuo servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei figli” (2Re 4, 1). Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: “Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Ora accetta un dono dal tuo servo” (2Re 5, 15). Allora Naaman disse: “Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore (2Re 5, 17). Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmon per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmon, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmon; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione” /2Re 5, 18).

Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: “Giezi, da dove vieni?”. Rispose: “Il tuo servo non è andato in nessun luogo” (2Re 5, 25). Cazael disse: “Ma che sono io tuo servo? Un cane potrebbe attuare questa grande predizione?”. Eliseo rispose: “Il Signore mi ha mostrato che tu diventerai re di Aram” (2Re 8, 13). Acaz mandò messaggeri a Tiglat-Pilezer re di Assiria, per dirgli: “Io sono tuo servo e tuo figlio; vieni, liberami dalla mano del re di Aram e dalla mano del re di Israele, che sono insorti contro di me” (2Re 16, 7). E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come una successione di uomini in ascesa, Signore Dio! (1Cr 17, 17).

Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria? Tu conosci il tuo servo (1Cr 17, 18). Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai compiuto quest’opera straordinaria per manifestare tutte le tue meraviglie (1Cr 17, 19). Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla sua famiglia resti sempre verace; fa’ come hai detto (1Cr 17, 23). Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo sarà stabile davanti a te (1Cr 17, 24). Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l’intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l’ardire di pregare alla tua presenza (1Cr 17, 25).

Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene (1Cr 17, 26). Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre benedetto” (1Cr 17, 27). Davide disse a Dio: “Facendo una cosa simile, ho peccato gravemente. Perdona, ti prego, l’iniquità del tuo servo, perché ho commesso una vera follia” (1Cr 21, 8). Tu hai mantenuto, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi pronunziato con la bocca l’hai adempiuto con potenza, come appare oggi (2Cr 6, 15). Ora, Signore Dio di Israele, mantieni, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà mai un discendente, il quale stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli vigilino sulla loro condotta, secondo la mia legge, come hai fatto tu con me (2Cr 6, 16).

Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta al tuo servo Davide! (2Cr 6, 17). Tuttavia volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo innalza a te (2Cr 6, 19). Siano i tuoi occhi aperti verso questa casa, giorno e notte, verso il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo (2Cr 6, 20). Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua dimora; ascolta e perdona! (2Cr 6, 21).

Signore Dio, non rigettare il tuo consacrato; ricordati i favori fatti a Davide tuo servo” (2Cr 6, 42). Siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch’io e la casa di mio padre abbiamo peccato (Ne 1, 6). Ci siamo comportati male con te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo (Ne 1, 7). Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli (Ne 1, 8). Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare benevolenza davanti a questo uomo”. Io allora ero coppiere del re (Ne 1, 11). E poi risposi al re: “Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla” (Ne 2, 5).

hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi, decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo (Ne 9, 14). Quando vide l’imponente accampamento, innalzò questa preghiera: “Benedetto sei tu, o salvatore d’Israele, tu che hai fiaccato l’impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l’esercito degli stranieri nelle mani di Giònata, figlio di Saul e del suo scudiero (1Mac 4, 30). Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto (Sal 18, 12). Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato (Sal 18, 14).

Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza (Sal 26, 9). Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia (Sal 30, 17). Non nascondere il volto al tuo servo, sono in pericolo: presto, rispondimi (Sal 68, 18). Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera (Sal 85, 2). Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, innalzo l’anima mia (Sal 85, 4). volgiti a me e abbi misericordia: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua ancella (Sal 85, 16).

Hai rotto l’alleanza con il tuo servo, hai profanato nel fango la sua corona (Sal 88, 40). Maledicano essi, ma tu benedicimi; insorgano quelli e arrossiscano, ma il tuo servo sia nella gioia (Sal 108, 28). Sì, io sono il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene (Sal 115, 16). Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola (Sal 118, 17). Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti (Sal 118, 23). Con il tuo servo sii fedele alla parola che hai data, perché ti si tema (Sal 118, 38). Ricorda la promessa fatta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza (Sal 118, 49).

Hai fatto il bene al tuo servo, Signore, secondo la tua parola (Sal 118, 65). Mi consoli la tua grazia, secondo la tua promessa al tuo servo (Sal 118, 76). Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori? (Sal 118, 84). Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano i superbi (Sal 118, 122). Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi comandamenti (Sal 118, 124). Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti (Sal 118, 125).

Fa’ risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti (Sal 118, 135). Purissima è la tua parola, il tuo servo la predilige (Sal 118, 140). Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti (Sal 118, 176). Per amore di Davide tuo servo non respingere il volto del tuo consacrato (Sal 131, 10). Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto (Sal 142, 2). Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici, fa’ perire chi mi opprime, poiché io sono tuo servo (Sal 142, 12). A te, che dai vittoria al tuo consacrato, che liberi Davide tuo servo. Salvami dalla spada iniqua (Sal 143, 10).

Ancora: non fare attenzione a tutte le dicerie che si fanno, per non sentir che il tuo servo ha detto male di te (Qo 7, 21). Perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi (Sap 9, 5). Fa’ lavorare il tuo servo, e potrai trovare riposo, lasciagli libere le mani e cercherà la libertà (Sir 33, 26). Come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo (Bar 2, 28). Non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, d’Israele tuo santo (Dn 3, 35).

Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato (Dn 9, 17). “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola (Lc 2, 29). tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? (At 4, 25).

SERVO DEL

Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l’ordine del Signore (Dt 34, 5). Dopo la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore disse a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè (Gs 1, 1). “Ricordatevi di ciò che vi ha ordinato Mosè, servo del Signore: Il Signore Dio vostro vi concede riposo e vi d questo paese (Gs 1, 13). Affinché il Signore conceda riposo ai vostri fratelli, come a voi, e anch’essi siano entrati in possesso del paese che il Signore Dio vostro assegna loro. Allora ritornerete e possederete la terra della vostra eredità, che Mosè, servo del Signore, diede a voi oltre il Giordano, ad oriente” (Gs 1, 15).

Secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra olocausti e si offrirono sacrifici di comunione (Gs 8, 31). Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall’altra dell’arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l’altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele (Gs 8, 33). Giosuè prese tutti quei re e le oro città, passandoli a fil di spada; li votò allo sterminio, come aveva comandato Mosè, servo del Signore (Gs 11, 12). Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè, servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse (Gs 12, 6). Insieme con l’altra metà di Manàsse, i Rubeniti e i Gaditi avevano ricevuto la loro parte di eredità, che Mosè aveva data loro oltre il Giordano, ad oriente, come aveva concesso loro Mosè, servo del Signore (Gs 13, 8).

Avevo quarant’anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo (Gs 14, 7). Infatti non vi è parte per i leviti in mezzo a voi, perché il sacerdozio del Signore è la loro eredità, e Gad, Ruben e metà della tribù di Manàsse hanno già ricevuta la loro eredità oltre il Giordano, ad oriente, come ha concesso loro Mosè, servo del Signore” (Gs 18, 7). E disse loro: “Voi avete osservato quanto Mosè, servo del Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato (Gs 22, 2). Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende, nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha assegnato oltre il Giordano (Gs 22, 4).

Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Gs 22, 5). Dopo queste cose, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni (Gs 24, 29). Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni (Gdc 2, 8). né la retta condotta dei sacerdoti verso il popolo. Quando uno si presentava a offrire il sacrificio, veniva il servo del sacerdote mentre la carne cuoceva, con in mano un forchettone a tre denti (1Sam 2, 13).

Inoltre prima che fosse bruciato il grasso, veniva il servo del sacerdote e diceva a chi offriva il sacrificio: “Dammi la carne da arrostire per il sacerdote, perché non vuole avere da te carne cotta, ma cruda” (1Sam 2, 15). Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Ziba, che fu fatto venire presso Davide. Il re gli chiese: “Sei tu Ziba?”. Quegli rispose: “Sì” (2Sam 9, 2). Il re disse: “Il giovane Assalonne sta bene?”. Achimaàz rispose: “Quando Ioab mandava il servo del re e me tuo servo, io vidi un gran tumulto, ma non so di che cosa si trattasse” (2Sam 18, 29). Aveva con sé mille uomini di Beniamino. Ziba, il servo della casa di Saul, i suoi quindici figli con lui e i suoi venti servi si erano precipitati al Giordano prima del re (2Sam 19, 18).

Giezi, servo dell’uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: “Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Naaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui” (2Re 5, 20). Il re stava parlando con Giezi, servo dell’uomo di Dio, e diceva: “Narrami tutte le meraviglie compiute da Eliseo” (2Re 8, 4). Allora il re convocò Ioiadà loro capo e gli disse: “Perché non hai richiesto dai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa prescritta da Mosè servo del Signore e fissata dall’assemblea di Israele per la tenda della testimonianza? (2Cr 24, 6).

Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici (Sal 17, 1). Al maestro del coro. Di Davide servo del Signore (Sal 35, 1). Entro nell’anima di un servo del Signore e si oppose con prodigi e con segni a terribili re (Sap 10, 16). Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come colui al quale io mandavo araldi? Chi è cieco come il mio privilegiato? Chi è sordo come il servo del Signore? (Is 42, 19). Quando fu vicino, chiamò: “Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?” (Dn 6, 21).

Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?” (Dn 10, 17). Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio (Mt 26, 51). Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio (Mc 14, 47). E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro (Lc 22, 50). Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco (Gv 18, 10). Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite (2Tm 2, 24).

SERVA DEL

Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote (Mc 14, 66). Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei (Lc 1, 38).

I SERVI DEL SIGNORE

Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso da Gezabele (2Re 9, 7). Alleluia. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore (Sal 112, 1). Canto delle ascensioni. Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante le notti (Sal 133, 1). Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore (Sal 134, 1). Nessun’arma affilata contro di te avrà successo, farai condannare ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è la sorte dei servi del Signore, quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore (Is 54, 17). Benedite, o servi del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli (Dn 3, 85).

SERVO NEL NUOVO TESTAMENTO

“Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente” (Mt 8, 6). Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito (Mt 8, 8). Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro; Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa” (Mt 8, 9). E Gesù disse al centurione: “Và, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì (Mt 8, 13). Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone (Mt 10, 24).

È sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! (Mt 10, 25). Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti (Mt 12, 18). Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa (Mt 18, 26). Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito (Mt 18, 27).

Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! (Mt 18, 28). Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato (Mt 18, 32). Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo (Mt 20, 26). Il più grande tra voi sia vostro servo (Mt 23, 11). Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? (Mt 24, 45).

Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! (Mt 24, 46). Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire (Mt 24, 48). arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa (Mt 24, 50). Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 21). Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 23). Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso (Mt 25, 26).

E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt 25, 30). Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio (Mt 26, 51). Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9, 35). E chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti (Mc 10, 44). A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna (Mc 12, 2). Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti (Mc 12, 4). Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio (Mc 14, 47).

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia (Lc 1, 54). E ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo (Lc 1, 69). “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola (Lc 2, 29). Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro (Lc 7, 2). Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo (Lc 7, 3). Per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito (Lc 7, 7).

Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa” (Lc 7, 8). E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito (Lc 7, 10). Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro (Lc 12, 43). Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi (Lc 12, 45). Il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore, assegnandogli il posto fra gli infedeli (Lc 12, 46). Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse (Lc 12, 47).

All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto (Lc 14, 17). Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi (Lc 14, 21). Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto (Lc 14, 22). Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia (Lc 14, 23). Chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò (Lc 15, 26). Il servo gli rispose: E’ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo (Lc 15, 27).

Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici (Lc 15, 29). Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16, 13). Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? (Lc 17, 7). Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? (Lc 17, 9). Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato (Lc 19, 22).

A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote (Lc 20, 10). Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote (Lc 20, 11). E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro (Lc 22, 50). Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà (Gv 12, 26). In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato (Gv 13, 16). Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15, 15).

Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra (Gv 15, 20). Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco (Gv 18, 10). Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo (At 3, 13). Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità” (At 3, 26).

Tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? (At 4, 25). Davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d’Israele (At 4, 27). Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù” (At 4, 30). Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo (At 27, 23). Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio (Rm 1, 1).

Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato (Rm 7, 25). Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare (Rm 14, 4). Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero (1Cor 9, 19).

Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana (Fil 2, 7). Vi saluta Epafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio (Col 4, 12). Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno (2Tm 1, 3).

Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite (2Tm 2, 24). Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà (Tt 1, 1). Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute (Gc 1, 1). Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo (2Pt 1, 1).

Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo (Gd 1, 1). Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni (Ap 1, 1). Cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello: “Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti! (Ap 15, 3). Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: “Non farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli, che custodiscono la testimonianza di Gesù. E’ Dio che devi adorare”. La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia. (Ap 19, 10).

Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. E’ Dio che devi adorare” (Ap 22, 9). Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? (Mt 13, 27). Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? (Mt 13, 28). A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi (Mt 18, 23). Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto (Mt 18, 31). Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto (Mt 21, 34).

Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono (Mt 21, 35). Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo (Mt 21, 36). Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire (Mt 22, 3). Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze (Mt 22, 4). Altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero (Mt 22, 6).

Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni (Mt 22, 8). Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali (Mt 22, 10). Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti (Mt 22, 13). Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni (Mt 25, 14). Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro (Mt 25, 19).

Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione (Mt 26, 58). E’ come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare (Mc 13, 34). Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco (Mc 14, 54). Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: “Indovina”. I servi intanto lo percuotevano (Mc 14, 65). Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli (Lc 12, 37). Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi (Lc 12, 45). Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi (Lc 15, 22).

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17, 10). Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno (Lc 19, 13). Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato (Lc 19, 15). La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5). E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo (Gv 2, 9). Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: “Tuo figlio vive!” (Gv 4, 51). Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi (Gv 15, 15).

Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava (Gv 18, 18). Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?” (Gv 18, 26). E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno (At 2, 18). Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola (At 4, 29).

Essa seguiva Paolo e noi gridando: “Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza” (At 16, 17). E così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia (Rm 6, 18). Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna (Rm 6, 22). E non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore (Ef 6, 6). Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi (Fil 1, 1).

Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore (Col 3, 22). Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo (Col 4, 1). Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni (Ap 1, 1). Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli (Ap 2, 20).

“Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi” (Ap 7, 3). Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio come egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti” (Ap 10, 7). Le genti fremettero, ma è giunta l’ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra” (Ap 11, 18). Perché veri e giusti sono i suoi giudizi, egli ha condannato la grande meretrice che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi!” (Ap 19, 2).

Partì dal trono una voce che diceva: “Lodate il nostro Dio, voi tutti, suoi servi, voi che lo temete, piccoli e grandi!” (Ap 19, 5). E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell’Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno (Ap 22, 3). Poi mi disse: “Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve (Ap 22, 6).

Poi Gesù gli disse: “Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va’ a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro” (Mt 8, 4). Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!” (Mt 26, 69). Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: Costui era con Gesù, il Nazareno (Mt 26, 71). Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote (Mc 14, 66). E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: “Costui è di quelli” (Mc 14, 69). Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei (Lc 1, 38). Perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc 1, 48). Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: “Và, mostrati al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi” (Lc 5, 14). Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui” (Lc 22, 56). E Davide dice: Diventi la lor mensa un laccio, un tranello e un inciampo e serva loro di giusto castigo! (Rm 11, 9).

Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi (Lc 12, 45). E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno (At 2, 18).

La struttura antropologica dell’uomo si compone di una verità essenziale. L’uomo è creatura dalla duplice origine: è creta impastata dalle mani del Signore, polvere del suolo raccolta dal Signore, nella quale è stato spirato il soffio dell’Onnipotente, suo Signore, suo Dio, perché suo Creatore Onnipotente. Se l’uomo vuole rimanere “essere vivente” dovrà senza alcuna interruzione lasciarsi “spirare” l’alito della vita, altrimenti entra in un processo di morte, non solo fisica, ma anche spirituale, morte della sua anima e del suo spirito.

Qual è la tentazione madre di ogni altra tentazione? È l’invito a distaccarsi dall’alito di vita al fine di divenire alito proprio. Questa verità non vale solo per l’uomo, vale anche per il Verbo Eterno, il Figlio Unigenito del Padre che è “Alito Divino Eterno Spirato nello Spirito Santo dall’eternità per l’eternità dal Padre”. Senza questa “Spirazione eterna, ininterrotta, dall’eternità per l’eternità”, il Figlio Unigenito del Padre non esisterebbe. Il Padre sempre “spira” tutto se stesso nel Figlio suo eterno, il Figlio suo eterno chiede al Padre che mai venga meno in questa sua eterna “spirazione”. È questo il grande mistero della Trinità: “Il Padre spira il Figlio, lo genera per l’eternità, nell’eternità, dall’eternità per lo Spirito Santo. Il Figlio per lo Spirito Santo dall’eternità, per l’eternità, nell’eternità chiede e vuole essere spirato dal Padre”. Satana, sapendo questo, cosa propone a Cristo Gesù? Lo tenta perché diventi Dio senza Dio, diventi Figlio senza il Padre, “spiri se stesso”, senza più essere eternamente spirato dal Padre. Le tentazioni nel deserto così vanno lette e comprese, come richiesta al Figlio di essere senza il Padre. Ma il Figlio mai potrà esistere senza il Padre.

La sua Persona divina è questa “spirazione” o “generazione” eterna del Padre, dal Padre. Se il Figlio non è più spirato dal Padre, non potrebbe essere più Figlio. Si rompe l’armonia pericoretica in seno alla Santissima Trinità. È questa la maliziosità della tentazione di Satana. Vuole distruggere Dio come ha distrutto l’uomo. Vuole distruggere il Redentore dell’uomo distruggendolo come Dio e come uomo. È un disegno satanico. Dopo aver distrutto l’uomo, ora vuole distruggere lo stesso Dio. È questo un piano astutamente diabolico

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano (Mt 4,1-11).

Sappiamo che per tutta la vita, fino all’ultimo istante, prima che rendesse lo spirito al Padre, sempre il diavolo andò alla sua conquista. La battaglia più dura gliela scatenò nell’Orto degli Ulivi. Lì Gesù fu ferito a sangue, ma non crollò, rimase nella volontà del Padre, dalla volontà del Padre. Il Padre ha sempre “spirato” su di Lui, in Lui, nello Spirito Santo, la sua divina ed eterna volontà, il suo eterno e divino “Soffio di Vita”. Gesù nella sua Persona Divina e nella sua natura umana è sempre questo “Soffio divino ed eterno” del Padre. Lui è dalla sua vita. È vita dalla vita del Padre. Questa la sua essenza divina ed anche umana, dall’eternità per l’eternità.

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,39-46).

Dicendo che la struttura antropologia del servo è di purissima natura teologica, si vuole intendere che essa è perenne dipendenza del suo essere da Dio. L’uomo è vero uomo, uomo secondo il progetto, il disegno, la volontà di creazione, solo se si lascia “spirare” senza alcuna interruzione dal suo Dio. Così il Signore lo ha pensato, così lo ha voluto, così lo ha fatto. Possiamo leggere così il comando dato nel giardino all’uomo: “Rimarrai l’uomo che io ho creato, se sempre ti lascerai “spirare” da me – se mangerai dell’albero della vita, che sono io per te, in eterno – . Se invece mangerai dell’albero della conoscenza del bene e del male, se cioè deciderai di “spirarti da te”, farti da te, sappi che non sarai. La tua anima sarà priva del mio soffio di vita e tutto il tuo essere entrerà in un processo di divisione, contrapposizione, morte. A te la scelta: Essere da me, o essere da te. Se esci da me, non potrai più essere da me. La decisione che prenderai sarà per sempre”.

Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (Gen 2,15-17).

Satana, avendo lui perso la “spirazione della luce” da Dio ed essendo divenuto tenebra, volle distruggere l’uomo, così come aveva già distrutto un terzo degli angeli del Cielo. Si accosta alla donna, la seduce, la inganna, la tenta, la fa cadere. Le mette nel cuore il desiderio di essere da se stessa. Sappiamo che le conseguenze della sua scelta hanno creato la morte antropologica dell’uomo. No solo di Eva, ma dell’intera umanità.

La morte antropologica dell’umanità ha avuto ed ha conseguenze di morte anche nella creazione. Il legame tra morte antropologica dell’uomo e morte della creazione durerà per sempre. Più l’uomo si distrugge antropologicamente e più distruggerà la creazione del suo Signore nella quale è posto a vivere. Essendo lui morto in sé, sempre vivrà con la creazione una relazione di morte e mai di vita. Questo ci rivela che se l’uomo vuole risolvere i problemi della creazione deve necessariamente risolvere i problemi della sua antropologia. Portando la sua natura dalla morte nella verità, di certo porterà anche nella verità la creazione nella quale lui è posto a vivere. La morte genera morte. La vita genera vita.

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».

All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.

Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita (Gen 3,1-24).

Ma Satana non si è fermato a questo istante. Lui vuole distruggere ogni residuo di luce divina che ancora rimane nell’uomo. Come prima ha mirato a distruggere la struttura teologica degli Angeli e vi è riuscito trascinando nelle sue tenebre un terzo delle schiere celeste. I danni sarebbero stati molto di più se non fosse intervenuto l’Arcangelo Michele a difendere la verità di Dio e degli altri Angeli, che possono rimanere luce, solo rimanendo in Dio. Per la sua azione e immediato intervento due terzi sono rimasti nella luce del cielo.

Come ha mirato di distruggere il mistero della stessa Beata Trinità. Volendo annientare, rovinare la struttura eterna del Figlio Unigenito del Padre, struttura divina eterna e struttura umana nella sua più pura essenza, senza però riuscirvi a causa della pienezza dello Spirito Santo che sempre muoveva, ispirava, governava anche i sospiri di Gesù Signore, così dopo la discesa dello Spirito Santo e la ricreazione dell’uomo ,lo scopo di Satana è uno solo: distruggere la struttura cristologico e pneumatologica della Chiesa, del Corpo di Cristo.

Il suo fine è subdolo e nascosto. Quanto non è riuscito a farlo con Cristo, in Cristo, ora tenta di farlo con la Chiesa, il suo corpo Santo. Vuole privare della loro verità cristologica e pneumatologica prima di tutti i ministri della Chiesa. Basta distruggere un solo ministro e un numero indefinito di anime saranno già sue. Ma questo non gli basta. Il suo scopo di distruzione è generale. Vuole privare di verità non solo il sacramento dell’Ordine sacro, ma ogni altro sacramento: Battesimo, Cresima, Penitenza, Eucaristia, Matrimonio.

Oggi si sta accanendo in modo inaudito nella distruzione della grazia. La vuole a servizio del peccato e non più della santità. È come se tutte le sue armate infernale fossero schierate in campo per vincere questa battaglia. Se vincerà sarà la fine dell’umanità. Cristo diverrà servo del peccato e non più colui che toglie il peccato del mondo. La Chiesa diverrà schiava dell’uomo e non più serva di Cristo Gesù. Per vincere questa battaglia oggi si sta servendo dello stesso Dio, facendo sì che venga “usato” dall’uomo di Chiesa in modo improprio. Se vince questa battaglia, le porte dell’inferno si spalancheranno e nessuno più le potrà chiudere. Reso il ministero sacro a servizio del peccato e anche la grazia a servizio del peccato, non c’è più speranza di vita.

Ma ora è giusto che ritorniamo alla Vergine Maria. La sua risposta all’Angelo esprime tutta la potenza della verità dell’antropologia di creazione. Dichiarandosi “serva” del Signore, Maria afferma la sua più alta verità di natura: “Io sono dal Signore, se sono del Signore, non solo perché Lui mi ha fatto, ma perché io voglio essere fatta da Lui ora e sempre”. La Vergine Maria professa la più pura verità antropologica: “Dio mi ha fatta piena di grazia. Questa è la mia struttura antropologica. Dio è con me. Ora tocca a me essere con Lui. Come potrò essere con Lui? Ascoltando la sua voce. Poiché Lui mi ha parlato, mi ha manifestato come io posso essere con Lui, permettendogli che il suo Figlio prenda carne in me, a Lui dono facoltà di fare di me ciò che vuole. Lui è il Signore e io la sua serva, Lui chiede ed io eseguo”.

La risposta della Vergine Maria: “Ecco sono la serva del Signore, si compia in me, o avvenga di me secondo la sua Parola”, ci rivela che è solo l’ascolto della Parola di Dio che ci permette di vivere la nostra struttura antropologica. La grazia di Dio, la sua redenzione, ci ridona la nostra struttura antropologica in una maniera ancora più mirabile di quella delle origini. Ma è grazie all’ascolto della Parola che questa struttura potrà essere vissuta. Se la Parola non è ascoltata, se ogni battezzato non si dichiara “servo” del Signore, pronto ad ascoltare ogni sua Parola, la struttura antropologia riconquistata nuovamente entra nel processo della morte.

È questo il motivo per cui l’uomo vive di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Solo l’ascolto della Parola ci fa essere struttura antropologia da Dio, struttura di vita per la vita. Mentre se ascoltiamo la voce del Maligno, diveniamo struttura antropologica di morte per la morte. È in questa consegna del servo al suo Dio, della serva al suo Signore, che il Signore potrà essere il Signore e compiere attraverso il servo, la serva tutto, ciò che vuole. Anche Gesù è il Servo del Signore. È servo, è il Servo del Signore perché tutto si è dato al suo Dio. Oggi l’instancabile lavoro di Satana è condurre l’uomo, ogni uomo, ad essere servo di se stesso.

In questo ultimo di giorno di meditazione di quanto è avvenuto nella Casa di Nazaret, è giusto che ci chiediamo: “La mia struttura antropologica è da Dio, in Dio, per Lui? Essa è forse da Satana, in Satana, per lui? O è semplicemente da me stesso, per me stesso, secondo i miei pensieri? Quanto in me vi è di ascolto della Parola del Signore e quanto di non ascolto, di ignoranza di essa, o addirittura di contrapposizione e di opposizione sorda e ribelle? Ma io voglio vivere di solo ascolto? Quanto in me la grazia è a servizio della verità e quanto a servizio del mio peccato? Ma voglio servirmi della grazia per la ricomposizione della mia struttura antropologica? Insegno la Parola ai miei fratelli? Oppure come Lucifero li trascino dalla parte della distruzione della loro struttura antropologica, rendendoli struttura di morte per la morte?”.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, ti è bastata una sola parola “serva del Signore” per rivelare ad ogni uomo quale dovrà essere la sua vera struttura antropologica: “ascoltare sempre la divina Parola qualsiasi cosa Lui debba chiederci”. Concedici la grazia in questo giorno santo di imitarti nella tua risposta. Angeli e Santi, non permettete che noi diveniamo struttura antropologica di morte. Fate che sempre imitiamo la Madre di Dio e Madre nostra.

SANTA MESSA DELLA SOLENNITÀ

RALLÉGRATI, PIENA DI GRAZIA

L’Angelo del Signore invita la Vergine Maria alla gioia. Le chiede di rallegrarsi. Si deve rallegrare solo perché Lei è piena di grazia, solo perché il Signore è con Lei, o perché in Lei e per Lei il suo Dio ha deciso di revocare ogni sentenza di condanna a causa del peccato dell’uomo, fin dalle sue origini? Se l’invito alla gioia rimanesse solo nel cuore della Vergine di Nazaret, sarebbe una misera gioia di egoismo. Invece la gioia di Dio è di una persona perché per mezzo di essa l’universo creato visibile e invisibile riacquisti la sua vera gioia. Leggiamo il profeta Isaia e comprenderemo la sublime verità di questo invito.

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40,1-5. 9-11).

Maria in questo istante non solo è “figura di Gerusalemme”, ma è figura di tutta l’umanità. Lei, immagine perfetta del popolo del Signore, figura santa e anche realtà dell’umanità rinnovata, santificata, è invitata alla gioia, perché il Signore vuole realizzare per Lei, nella sua carne la redenzione dell’umanità. Lei dona la sua carne, il suo corpo, la sua anima, il suo spirito, tutta se stessa a Dio. Lei rinunzia a tutti i suoi progetti umani di essere e di operare – anche se santissimi, perché secondo la Legge eterna di Dio –. Lei si consegna a Dio e il suo Dio darà vita, attraverso il mistero si realizzerà in Lei, a tutto il genere umano, a tutto il suo universo creato. Per Lei dovrà sorgere l’Autore della vita. Per questo è invitata a rallegrarsi. Lei è chiamata da Dio ad essere la Madre dell’Autore della vera gioia, della vera vita. In Lei, per Lei, si dovrà compiere la prima profezia, il primo annunzio di salvezza, il primo oracolo di redenzione, gridato da Dio a Satana, il distruttore di ogni gioia dell’uomo. Da quell’istante ogni gioia dell’uomo è divenuta gioia di morte e non di vita. Con Maria dovrà essere gioia di vita e non più di morte. Ma per questo occorre che Lei si consegni interamente al suo Dio e Signore.

Il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi (Gen 3,9-15.20).

Satana, con la sua tentazione, ha tolto la gioia dal volto dell’uomo. Anche se l’uomo la cerca nelle cose della terra, è sempre una gioia di morte e non di vita. Dove oggi l’uomo cerca la gioia? Nella droga, nell’alcool, nella delinquenza, nella concupiscenza sfrenata, nella pedofilia, nell’omosessualità, nel furto, nella trasgressione di ogni comandamento, negli omicidi e nelle stragi, nelle guerre infinite, nel togliere ai suoi fratelli anche il vestito di dosso per arricchire lui. Ma tutte queste cose danno una gioia effimera e per di più di morte. È questa una gioia avvelenata. Eva mangiò dell’albero, ma era un frutto di morte. Il frutto era piacevole agli occhi e al gusto, ma una volta mangiato, solo allora si accorse che era un veleno letale.

Il Salmo responsoriale invita ogni uomo a lodare, benedire, ringraziare il Signore. Lui ha compiuto meraviglie per il suo popolo. Ma vi è meraviglia più grande della scelta della Vergine Maria per essere costituita nella sua carne Madre del suo Dio, del suo Creatore, del suo Redentore e Salvatore? Madre nella carne, non per adozione o semplicemente Madre nello spirito. Maria è vera Madre di Dio, perché vera Madre del Figlio dell’Altissimo. Vi è meraviglia più grande dell’Incarnazione del Verbo Eterno per la salvezza dell’umanità?

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! (Sal 98 (97), 1-4).

San Paolo benedice Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, per i frutti abbondanti della redenzione che il Figlio ha operato per noi. Si badi bene. San Paolo non parla dei frutti raccolti. Essi possono essere anche pochi, scarsi, nulli. Parla invece dei frutti offerti all’uomo. Essi sono straordinariamente grandi. Se Dio volesse, non ne potrebbe pensare per noi di più grandi. Lui, Dio, tutto ha fatto per noi. Tutti ci ha donato. La redenzione è divinamente perfetta. Ad essa nulla manca. Ora la responsabilità è tutta della Chiesa e dell’uomo.

È della Chiesa se non la rivela, l’annunzia, la manifesta, la predica ad ogni uomo. La redenzione di Cristo va predicata. È dell’uomo, se la rifiuta, la rinnega, la riceve e poi si stanca di camminare in essa, fino al raggiungimento della pienezza della verità e della carità nel regno eterno del Padre. Questa verità va gridata oggi alla Chiesa, tentata perché si adegui al mondo e non predichi più la redenzione. Va gridata anche all’uomo. La salvezza è nell’accoglienza della redenzione così come il Padre dei cieli l’ha pensata e realizzata per noi.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo (Ef 1,3-6.11-12).

Il Canto al Vangelo fa risuonare il saluto dell’Angeli alla Vergine Maria. Maria, vera figura ed immagine dell’umanità, beata e benedetta fra le donne perché scelta per essere la Madre del Messia del Signore, deve rallegrarsi. Per Lei nascerà nel mondo la vera salvezza di Dio.

Alleluia, alleluia. Rallègrati, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta fra le donne. Alleluia.

Il Vangelo narra ciò che è avvenuto nella Casa di Nazaret. Dio ha bisogno di un corpo per il suo Figlio eterno. Per avere un corpo ha bisogno di una donna, di una vergine. Manda il suo Angelo perché manifesti alla donna da Lui scelta e creata piena di grazia per questo fine, di accogliere nel suo cuore e nella sua volontà il desiderio del Padre celeste. La risposta è immediata. Maria rinuncia ad ogni suo progetto, si consegna al progetto del suo Signore.

«Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». «Hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1,26-38).

Dall’odierna liturgia siamo tutti chiamati a mettere nel cuore tre verità pesanti per la nostra vita spirituale. La prima ci dice che Dio tutto, veramente tutto ha operato per la nostra salvezza. Nel Figlio suo ha dato tutto se stesso e lo Spirito Santo. Nessuno più potrà avere una sola scusa se viene meno nella realizzazione della sua vita, chiamata ad essere vita di Dio, in Cristo Signore, per lo Spirito Santo. Chi non è uomo vero, chi non si lascia fare vero uomo, dovrà assumersi dinanzi al Signore la sua responsabilità eterna.

La seconda verità ci rivela che come il Signore ha affidato il suo progetto e desiderio di salvezza prima alla Vergine Maria e poi a Cristo Gesù, così lo ha affidato al Corpo di Cristo, che è la sua Chiesa. Nella Chiesa ognuno partecipa di questo ministero a diverso titolo e grado di responsabilità oggettiva e soggettiva. Chi interrompe l’opera della salvezza, si assumerà dinanzi a Dio la sua responsabilità. Per lui molti cuori non giungono alla loro vera umanità.

La terza verità mette in evidenza che la nostra risposta al Signore può avvenire solo nel rispetto della sua Parola. L’obbedienza è alla sua Parola, mai ai nostri desideri, mai ai nostri pensieri. Trasformare l’obbedienza in una elaborazione di pensieri umani, è porsi fuori dell’opera di Dio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, la Salvezza è scesa sulla terra perché tu hai obbedito, ti sei consegnata alla Parola. Essa è stata realizzata, si è compiuta per Cristo Gesù ha obbedito alla Parola. Concedi ad ogni tuo figlio la tua stessa obbedienza alla Parola. Angeli e Santi, custoditeci nella Parola, perché solo in essa e per essa si compie ogni obbedienza.