Riflessioni sul Natale – 1 Domenica di Avvento

 

Natale di fango, Natale di Spirito

Il frutto più letale, più triste, più devastante del peccato dell’uomo è di involuzione. È quel sottile passaggio da se stesso alle cose. Anziché umanizzarsi l’uomo si cosifica. Anziché elevarsi in umanità, si sprofonda in una massiccia e selvaggia cosificazione, che coinvolge tutto il suo essere: spirito, anima, corpo. È come se l’uomo volesse annullare quel passaggio che Dio ha compiuto nel suo fango, quando ha infuso in esso il suo soffio vitale.

“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire». E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta»”(Cfr. Gen 2,4-23).

Questo altissimo processo di elevazione: dal fango allo spirito, dalla solitudine alla comunione, è stato frantumato dalla disobbedienza dell’uomo. Dal momento in cui si è voluto fare simile a Dio, manca ora della sua stessa umanità, della sua verità, della sua più pura essenza. L’uomo non è fango. È spirito nel fango. L’uomo non è solitudine. È persona nella comunione. Spirito e comunione sono essenza dell’uomo. Sono la sua costituzione ontologica, fisica e metafisica, spirituale e materiale. Chi abolisce queste due componenti dell’uomo, uccide l’uomo.
Cosa notiamo oggi? Cosa appare con mostruosa evidenza? Ci si appresta a celebrare il Natale del Signore, senza però il soggetto vero. Manca in questa festa il soggetto. Manca l’uomo. Vestiamo le nostre città a festa, le illuminiamo con ogni luce. Le vetrine fungono da vera trappola. Anche le case vengono addobbate. Nelle Chiese, anche nelle più piccole, si allestisce un bel presepio. Gli alberi di Natale svettano ricchi di festoni variopinti. Ma tutto questo è fango. È polvere del suolo. Il fango desidera il fango. Il fango ama nutrirsi di fango. La polvere ricade sempre sulla polvere. Solo lo spirito dell’uomo si eleva in alto. Ma l’uomo oggi è senza lo spirito. Spesso non è neanche fango nobile. Sovente è solo lurido fango di peccato. Lurido fango di vizio, concupiscenza, morte. Fango di tremenda solitudine. È ridotto in questo miserevole stato da omicidi, divorzi, separazioni, allontanamenti, mille altre diavolerie, che il fango sempre sa costruire ad arte, anzi sa fornirci con diabolica scienza.

Ma Gesù proprio per questo nasce: per liberare l’uomo dal suo fango e dalla sua solitudine. Nasce per ridargli non l’alito di vita ricevuto il giorno della sua creazione, ma lo stesso Spirito Santo di Dio. Nasce non per umanizzare l’uomo, ma per divinizzarlo, per renderlo partecipe della sua divina natura. Nasce per ridargli quella comunione santa, perfetta con Dio e con ogni suo fratello. Ma per questo deve lasciarsi nuovamente creare, formare, impastare, modellare. E qui succede una cosa nuovissima. Chi deve fare l’uomo nuovo è l’uomo nuovo. Ma anche in questo notiamo che manca il soggetto della nuova creazione dell’uomo. Quanti sono investiti di questa altissima missione, si lasciano anch’essi irretire, imprigionare dal fango, e anziché dedicarsi interamente alla creazione dell’uomo nuovo, si danno ad abbellire il fango, passandogli una mano di vernice caritatevole e di umana, ma non di divina misericordia.

Celebrare il Natale senza il soggetto ormai sta diventano una moda, una consuetudine, una tradizione, uno statuto, una legge. È la legge dell’uomo che ha deciso di rimanere fango. Ma anche è la legge del fango che è incapace di creare l’uomo nuovo. Non essendo noi persone dalla forte, alta spiritualità, dalla vera, essenziale comunione, cerchiamo quelle comunioni effimere, operiamo quelle creazioni false e menzognere, che non capovolgono l’essenza dell’uomo. Gesù per questo è venuto: per creare l’uomo in una maniera ancora più mirabile, più grande, più alta della sua stessa prima creazione. Per questo è venuto per rimettere l’uomo ricreato in una comunione vera, alta, divina: comunione con Dio e con i fratelli.

Non c’è comunione se non si diviene una cosa sola con l’altro. La comunione non la crea il fango. La può creare solo lo spirito che è ricolmato di Spirito Santo. Un uomo di fango creerà comunioni di fango. Cioè creerà comunioni effimere, vuote, senza verità, perché lui è privo della sua fondamentale, essenziale verità. Una comunità cristiana di solo fango, celebrerà un Natale di fango. Una Chiesa di spirito creerà un Natale di spirito. Questo vale anche per la famiglia. Se la famiglia è di fango altro non può celebrare se non un Natale di fango. Ma se manca chi deve creare l’uomo di spirito, si potrà mai celebrare un Natale secondo verità, giustizia, santità?

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci celebrare un Natale di spirito.

Mons. Costantino Di Bruno