Rubrica – Sant’Agostino parla all’uomo di oggi

2 / L’unità e la comunione

 

Nel cuore degli scritti di Sant’Agostino è presente un costante invito all’unità e alla comunione.

Contemplando in Genesi il racconto della creazione, Agostino scrive: «…Da un solo individuo Dio ha dato origine al genere umano, per insegnare agli uomini quanto gli è gradita l’unità dei molti ” (La Città di Dio, 12,22).

Ma come riuscire a vivere santamente nella famiglia, nella parrocchia, nella Chiesa, questa unità che sta al cuore di nostro Signore?

Agostino, dopo la morte di sua sorella, che aveva retto santamente il monastero femminile, scrive una lettera (211) alle monache, pregandole di mantenere l’unità, esortandole alla concordia e specificando: «Il motivo principale per il quale ci si riunisce a formare insieme una comunità è che viviate unanimi e formiate un cuor solo e un’anima sola protesa verso Dio,come i primi cristiani [At 4,32]»

Agostino quindi ci spinge a non dimenticare il fine per cui siamo chiamati, che è Dio. Il cammino dunque, deve mantenersi sempre proteso verso Dio.

Per insegnare come raggiungere questo fine, Agostino pone la concordia alla base di ogni cammino di comunione e, riprendendo le parole del Siracide (25,2),così commenta: «Concordia, amicizia e armonia, questi valori sono indubbiamente fonte di gioia e apprezzabili nel contesto umano, ma sul piano divino assai più importanti. […] È una cosa buona la concordia tra fratelli, ma osservate dove: nel Cristo fra i cristiani» (Discorso 359).

Quindi Agostino ci fa notare che affinché regni sempre una buona concordia, Cristo deve essere il legame di ogni relazione. E a pensarci bene, la parrocchia è il luogo e il cuore dove poter coltivare e crescere in questi valori, perché spinti dal medesimo sentire e mossi verso lo stesso fine; è il luogo dove poter accogliere la gioia che proviene dal coltivare belle e buone amicizie con cui poter condividere sentimenti comuni, dove poter viver il proprio cammino di fede mettendo a frutto i propri doni in armonia. In fondo la fede non si vive da soli, ma ha bisogno dell’altro e in questa relazione con gli altri, cresce, si perfeziona, matura, portando a compimento frutti di opere buone, di conversione, di carità.

Ma come riuscire a superare i nostri limiti che a volte creano ostacoli nelle nostre relazioni? Come essere veri costruttori di comunione?

Sant’Agostino ci viene in aiuto con la sua “Regola” che, seppur indirizzata ad organizzare la vita dei monaci, offre alcuni insegnamenti che sono alla base di ogni cristiano in cammino.

Prime fra tutte Agostino pone la Carità e la preghiera, ricordandoci di amare anzitutto Dio e quindi il prossimo e di «tendere con fervore alla preghiera meditando nel cuore ciò che viene proferito con la voce» (Regola 1-2 ).

Ci educa a vivere la carità fraterna con i seguenti principi: custodia reciproca; correzione fraterna, «usando amore per le persone e odio per i vizi»; sollecitudine al perdono; il dialogo, che è l’elemento costruttore di ogni relazione; «non cercare il proprio interesse ma di anteporre a questo il bene comune».

Stefania Tolomeo