Se uno vuole essere il primo

Quando Dio decise di fare l’uomo, volle che fosse a sua immagine e somiglianza. Dio è però invisibile. L’uomo deve cogliere la sua verità attraverso i segni che Lui lascia di sé nella creazione e nella storia. La deve soprattutto cogliere nella Parola che sempre il Signore rivolge all’uomo, prima del peccato e dopo di esso. La rivelazione altro non è che una perenne e graduale manifestazione che Dio fa di sé all’uomo, perché questi si conformi alla sua verità dalla quale è stato tratto per creazione. La vera umanità dell’uomo è nella conformazione alla sua verità di origine. Senza questa conformazione mai la sua umanità sarà vera.

Dio però ha voluto aiutare l’uomo in questo suo farsi vero uomo donandogli una immagine reale, viva, perenne. Gli ha dato se stesso, nel suo Figlio Unigenito, Crocifisso per amore. È il Crocifisso la verità dell’uomo ad immagine del quale ogni uomo dovrà farsi se vuole essere vero uomo. Ma chi è in verità il Crocifisso? Il Crocifisso è Dio, il nostro vero Dio, che per amare l’uomo senza il limite della morte, si è fatto uomo. Come vero Dio e vero Dio, Dio può amare l’uomo fino alla morte. Infatti sulla croce non muore solo il vero uomo, muore Dio, muore il Figlio Unigenito del Padre, muore il Verbo Eterno. Non muore nella sua divinità. Essa è eterna. Muore nella sua umanità, che è mortale. Ecco quanto è grande l’amore di Dio per l’uomo.

Con la morte Dio supera ogni limite nell’amore. Come solo vero Dio mai avrebbero potuto oltrepassare questo limite. Facendosi vero uomo, lo può oltrepassare, lo oltrepassa. Ora ogni uomo sa quanto Dio è capace di amare: fino alla morte di croce, non morte di croce di un uomo, morte di croce di Dio, del Figlio di Dio, del Verbo della gloria. Se Dio ama l’uomo fino alla morte di croce, vi potrà essere un solo suo vero adoratore che possa togliere la vita ad un suo fratello? Se toglie la vita è un assassino, non è un adoratore di Dio, perché non si costruisce, non si forma ad immagine di Gesù Signore. Gesù non è modello solo dei cristiani, è modello di amore per tutto il genere umano. È modello per l’uomo, non per alcuni uomini.

Se la Chiesa vuole amare l’uomo – ed è questa la sua missione – prima di tutto deve insegnare a tutti i suoi figli questo amore sino alla fine. Si ama con il dono della vita, con il dono dei frutti della vita. Non vi potrà essere amore con la vita, senza i frutti di essa, frutti di intelligenza, sapienza, santità, verità, giustizia, beni spirituali e materiali. Se non si ama con il dono della vita, non si ama affatto, per nulla. Le parole non sono amore. Sono amore le parole accompagnate dalla opere. La parola è solo un frutto dell’uomo, non tutto il suo frutto. Non ama chi separa frutto da frutto, alcuni frutti li dona, altri se li tiene per sé. Questo è un amore malato. Ogni amore malato mai potrà essere modello dell’amore di Cristo, che è amore totale.

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,30-37).

Il peccato di sempre per il cristiano è quello di amare con amore parziale. Offrendo qualche cosa ai poveri. Questo amore è doppiamente parziale. È parziale perché dato ad una sola parte dell’umanità e l’umanità non è fatta solo di poveri. È parziale perché si dona un bene per il corpo, ma non per l’anima. L’anima non vive di pane. Vive di verità, parola, conversione, grazia. Anche il povero si deve convertire a Dio se vuole la vita eterna e la Chiesa è ministra della vita eterna che è Cristo Gesù, che è in Cristo Gesù. La Chiesa è stata mandata per vivere ad immagine di Cristo nel mondo, donando Cristo ad ogni uomo. Cristo è la verità cui ogni uomo dovrà guardare perché possa realizzarla in tutto suo essere: corpo, anima, spirito.

La Chiesa, immagine viva di Cristo Crocifisso, dona Cristo Crocifisso ad ogni uomo, mostrandolo al vivo, perché ogni uomo si faccia a sua immagine, divenendo un datore di vita. Il corpo è parte dell’uomo, non è l’uomo. Con un corpo affamato si può entrare nel regno dei cieli, con uno spirito e un’anima nel peccato, mai si potrà entrare. La Chiesa, nei suoi figli, aiuterà il corpo, ma soprattutto aiuterà l’anima e lo spirito di ogni uomo, perché possa entrare nel Regno dei Cieli, in Paradiso. Se la Chiesa non conduce l’uomo in Paradiso, la sua missione è fallita. Avrà anche offerto un pezzo di pane, ma lasciando l’uomo nel suo inferno eterno. Questo mai dovrà accadere. Meglio entrare affamati nel Paradiso, che finire sazi nell’inferno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni parzialità nell’amore.