Stile di vita e relazioni tra morale e trasgressioni

Le risposte alle domande sono a cura del teologo Mons. Costantino Di Bruno, Assistente Centrale del Movimento Apostolico.

Tema dell’incontro:
Stile di vita e relazioni tra morale e trasgressioni: vita notturna, droga, amicizie, internet e social network

D. I media dovrebbero condurre una sincera ricerca della verità sulla nostra verità e sul nostro destino. Ma in questo mondo cos’è verità? E qual è il nostro destino?

Noi non ci siamo fatti e la nostra vita non è nostra. Questa è la verità. Non siamo nati per noi, il Signore ci ha fatti per sé. Perché noi manifestiamo la sua gloria, la sua santità, la sua misericordia, la sua giustizia, il suo immenso amore. Se tu fai attenzione, in tutto quello che noi facciamo, molte volte non manifestiamo la nostra verità. Chi è l’uomo? Cosa deve fare? Chi lo governa? Chi lo dirige? Chi lo conduce? Poco fa abbiamo recitato l’Angelo di Dio. Angelo di Dio che sei il mio custode, illuminami, guidami, proteggimi, conducimi, secondo che cosa? Secondo una volontà di Dio che è sopra di me. Tu la conosci e tu me la doni. Nella falsità e nella menzogna, quello che noi facciamo pensiamo che possiamo farlo, ma non ci conduce al nostro fine soprannaturale. Il primo giornalista fu Satana. Andò a leggere il giornale ad Eva e le disse: “Vedi che quello che tu sai su Dio è falso, cambia il pensiero”, e così cambiò il pensiero a Eva. Il Dio che era il Dio amore divenne il Dio geloso e il Dio invidioso dell’uomo. Un giornale scritto male, una falsità di Dio data all’uomo, produce un mondo di male, un mondo di peccato. Noi dobbiamo avere la coscienza che niente è neutro per rapporto all’uomo, tutto invece deve essere rivestito della verità sull’uomo. La prima verità sull’uomo è che siamo in Dio, siamo suoi. Io nella mia vita, attraverso tutto quello che faccio, quello che penso, quello che scrivo, quello che opero, attraverso tutti i mezzi che uso, devo manifestare la verità di Dio. Questo è il mio ministero di uomo.

D. Le amicizie che nascono su internet, tramite i social networks, sono sconsigliabili a priori?

Tutto ciò che fa l’uomo deve essere verificato da due virtù fondamentali: la virtù della prudenza e la virtù della giustizia. La virtù della prudenza ti dice che quello che sta dall’altra parte, molte volte, potrebbe avere un fine non buono. Ti potrebbe ingannare, ti potrebbe mentire, ti potrebbe illudere, ti potrebbe proiettare una falsa verità di se stesso. Tu non lo conosci, non sai chi è, non lo vedi, e allora occorre la prudenza. Gesù quando mandò i suoi nel mondo disse due parole chiave: “Siate semplici come le colombe e siate prudenti come i serpenti”. Tutti i mezzi di comunicazione bisogna sempre usarli con somma prudenza. Ma tutto nella vita bisogna usare con prudenza. La religione cristiana non condanna nulla. Tutto ciò che l’uomo inventa, tutto ciò che l’uomo crea, tutto ciò che l’uomo immagina e poi realizza, non è una cosa cattiva in sé. Cosa cattiva è l’uso cattivo che tu ne fai, un uso imprudente potrebbe portare ad un uso non buono. Tanti cadono in questa imprudenza. Noi dobbiamo essere sempre prudenti al sommo, al massimo delle nostre possibilità. La prudenza è regola fondamentale della vita. Niente è a priori da rigettare, tutto invece è da usare con somma saggezza. La verità è importante che ci sia, e chi usa questi mezzi non può ingannare i fratelli. Devi essere prudente nel ricevere l’amicizia e devi essere vero nel darla. Non si può per esempio giocare con i sentimenti degli altri, perché produce danno il gioco. Se dò un’amicizia, l’altro deve sapere che io non ho nessun secondo fine cattivo, di male, ma voglio solo intrattenermi, parlare, voglio conoscere, e mi fermo lì. Il problema non cambia quando si esce da questi mezzi di comunicazione e si entra nella realtà. Anche quando si entra nella realtà bisogna essere saggi, prudenti e accorti.

D. Perché ci sono degli orari da rispettare se comunque anche di giorno si può fare del male. Un genitore come può controllare i figli?

Il problema non è l’orario da rispettare, o il male che è di giorno o è di notte. Qui non si tratta di rispettare degli orari perché succede qualcosa prima o succede qualcosa dopo. Qual è la verità dell’uomo? Il Signore ha fatto il giorno e ha fatto la notte. La notte l’ha fatta perché l’uomo si riposi. Infatti di notte tutto tace, tutto è fatto per il riposo. Il giorno è fatto per il lavoro, è fatto per l’impegno, è fatto per l’occupazione. Se tu il corpo lo porti nel disordine, poi non ti regge. Noi non ci siamo fatti, siamo stati fatti, e siamo stati fatti in un determinato modo: equilibrati. Chi rompe l’equilibrio rompe la sua esistenza, perchè il corpo ha le sue esigenze. Informatevi presso i medici e vedete quali sono le ore nelle quali il corpo riposa. Quando di notte non hai riposato il giorno dopo sei squilibrato, non riesci a fare le cose bene, perché il tuo corpo non è nelle condizioni ottimali. Noi non vietiamo le cose, e non vogliamo che ci sia un ordine perché c’è un male che potrebbe venire (anche se questo è vero, perchè dopo una certa ora, di notte, non si comprende più nulla in certi luoghi, e bisogna essere molto prudenti, molto temperanti, molto accorti, molto virtuosi). Però c’è una legge dell’uomo che va rispettata. Questa legge dice che il giorno è fatto per il lavoro e l’occupazione, e la notte è fatta per il riposo. Gli animali la osservano questa legge, e la osservano bene. Loro sanno quando devono riposare, quando devono lavorare, quando devono vegliare. L’uomo deve fare tutto attraverso un atto della sua volontà. Per certe cose ci vuole somma attenzione. Tu non puoi fare certi lavori se sei stanco e se sei affaticato. Per esempio, non puoi studiare se dormi, perchè la mente deve essere fresca, recettiva, e necessita di un santo riposo. Questa è la legge dell’uomo e la sua verità.

D. E’ morale gestire un locale notturno nonostante sia un lavoro e una fonte di guadagno?

La moralità non viene dal locale notturno, viene da quello che si fa nel locale notturno. E’ il fare che rende immorale la cosa, non la cosa in sé. Tu puoi fare quello che vuoi, purché sia santo agli occhi del Signore e agli occhi del mondo. Se la cosa è immorale in sé, è immorale e basta. Noi non possiamo collaborare con il male, mai, la collaborazione con il male è peccato. Ognuno di noi deve sapere se c’è un male in sé in quello che fa, e non lo deve fare, perché il male va sempre non fatto, il bene va sempre fatto. Questa è la legge di Dio, non degli uomini, poi gli uomini si fanno le loro leggi. Ma la legge di Dio ti dice che certe cose non si devono fare. Né tu devi collaborare al male altrui. Devi sempre dire di no, che una determinata cosa non la fai perché è male in sé.

D. L’uomo, chi è? Si dice che sia uno spirito incarnato, oppure un corpo animato! Secondo questa visione antropologica dell’uomo, la dipendenza da alcool o da droghe (leggere e pesanti che siano) sono da considerare una malattia che tocca sfera psicofisica dell’uomo, oppure è vera malattia dello spirito?

La droga non è una malattia. La droga produce le malattie. Cosa puoi dare tu al tuo corpo? Questo è il problema. Non puoi dare nulla di ciò che nuoce alla sua verità e alla sua operazione. Nel Levitico il Signore dona un ordine ben preciso ai sacerdoti: “Quando voi vi accostate a servire il Signore non dovete bere né vino, né bevande inebrianti”. E questo non perché il vino in se è un peccato, ma perché i sacerdoti devono discernere ciò che è buono da ciò che non è buono, ciò che è giusto da ciò che non è giusto, ciò che è profano da ciò che non è profano, ciò che è santo da ciò che non è santo. Non si può andare a servire il Signore un poco alticci e un poco brilli. Bisogna predicare e dire la parola giusta, educare le coscienze secondo verità. Da ubriaco, non si comprende nulla, si perde l’esercizio della mente e l’esercizio del corpo. L’operazione deve essere sempre perfetta, qualsiasi cosa si faccia, perché l’uomo non solo vive, ma opera. L’operazione che non è governata dalla volontà e dall’intelligenza è un’operazione che produce danni. E questo non può essere. Se ti metti alla guida ubriaco non hai più il governo di te stesso, non governi le tue reazioni, e cosa produci? Produci morte. Tutto ciò che impedisce in qualsiasi momento l’uso della tua volontà, della tua intelligenza e della tua recettività, anche dei tuoi occhi e del tuo udito, tu non lo puoi usare, perché l’azione poi che tu vivi è un’azione che produce danni agli altri. L’uomo opera sempre. Io prete, se questa sera avessi bevuto, quale sarebbe stata la mia operazione? Non avrei avuto la padronanza di me stesso, il governo dei miei pensieri, la ricerca della mie idee. Io, per esempio, quando sono stanco non scrivo, perché ho bisogno di raccogliere le idee, e allora devo riposare, perché il mio corpo sente la mancanza di qualcosa. E allora devo essere prudente, saggio, accorto temperante in tutto, perché è l’operazione quella che conta. L’ubriachezza è la perdita del governo della propria vita e qualsiasi cosa poi si faccia non è più controllabile. Se voi sentite i telegiornali, accade che tante violenze, tanti delitti, tanti stupri, tante vessazioni, avvengono in uno stadio avanzato di ubriachezza, oppure della perdita dell’uso della ragione attraverso le droghe. Le conseguenze sono che poi l’indomani si piange, ci si dispera, si chiede giustizia, ma nessuno pensa che la colpa è nostra, che abbiamo perso il governo della nostra vita. Ecco perché Gesù è chiaro nel Vangelo: “State attenti a voi stessi e che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”.

D. Cosa vuol dire restare nella nostra verità? La nostra non verità produce scandalo?

La verità ti fa sempre produrre un frutto di bene. La tua verità qual è? Tu devi avere sempre il governo delle tue azioni. C’è un vizio capitale che ti fa perdere il governo delle tue azioni, che è l’ira. Tu non ti devi adirare, perché l’ira ti fa perdere il governo dei tuoi gesti, e in un atto d’ira tu puoi anche ammazzare una persona. La verità tua è che tu devi sempre governare te stesso, e non puoi fare un’azione che ti sfugge di mano. Un ubriaco che si mette alla guida di un’auto, non ha più il governo di se stesso. E’ nella falsità della sua operazione, e qualsiasi cosa accade, e può accadere di tutto, lui è responsabile perché si è lasciato ubriacare. Lot, il nipote di Abramo, stava in Sodoma e aveva due figlie che erano fidanzate. Quando Lot andò a chiamare i fidanzati delle figlie per partire da Sodoma, non vollero andare. Lot se ne andò con le figlie e la moglie. La moglie poi divenne di sale. Le figlie videro che erano sole e ubriacarono il padre per poi commettere incesto con lui per avere una discendenza. Sant’Agostino nel commentare questo passo dice che Lot, non è responsabile dell’incesto, perché lo fece senza coscienza, però è responsabile di essersi ubriacato e quindi diviene responsabile indiretto anche dell’incesto, perché ha perso l’uso della sua verità, l’uso del suo corpo. Pensate quante cose succedono oggi sotto l’effetto della droga, dell’alcool, di tutte queste pastiglie che si prendono. L’uomo perde la verità di se stesso, non si può più governare , l’altro può fare di te quello che vuole. Non è giusto, non è santo, non è buono, perché tu non hai più il controllo di te. E’ verità che l’uomo debba avere sempre il controllo e la padronanza di se stesso. San Paolo dice che il governo di se, e la padronanza di se, è un frutto dello Spirito Santo, che produce sempre bene. La padronanza significa che tu devi governare i pensieri, la volontà, i sentimenti, il cuore, lo stesso corpo. Devi sapere dove andare e dove non puoi andare. Se tu torni a casa, tuo figlio ti deve vedere nella tua stabilità, sempre. Questo è il principio della morale cristiana.

D. Spesso siamo invitati a vivere sobriamente. Come si fa a vivere sobriamente rimanendo felici, e perché il giovane ha sempre il desiderio della trasgressione?

Che cos’è la sobrietà? Nella scrittura si legge:”Vedi quanto ti nuoce e non te lo concedere”. Perché ciò che ti nuoce non è un bene per te, è un male in sé. Quando parla del vino, la scrittura dice che il vino se ne bevi un bicchiere dona gioia al cuore, se ne bevi di più è una vipera che ti metti nel grembo. E’ una vipera che tu ingoi, e poi ti morde e muori. Questo perché tutto ciò che il Signore ha creato è un bene per l’uomo, se vissuto secondo la legge della necessità, secondo ciò che è necessario per te. San Paolo dice a Timoteo di non bere solo acqua, ma di bersi anche un mezzo bicchiere di vino, perché gli faceva bene, a causa dello stomaco che era malfermo. Dio non condanna nulla di ciò che è stato creato, di ciò che è stato fatto. E’sempre l’uso che può diventare un problema, perché il buon uso delle cose ti aiuta a realizzare te stesso, ti aiuta a crescere, ti dona vita, mentre l’abuso è un veleno. Anche il cibo, se tu lo prendi secondo la misura di ciò che ti serve è un beneficio, se abusi è un veleno, perché il tuo corpo non lo sopporta più e lo trasforma in cosa cattiva. La scrittura non condanna l’uso delle cose, ma condanna l’abuso delle cose, perche l’abuso è peccato, tu usi una cosa che fa male, non fa bene. I giovani amano la trasgressione perché pensano che nella trasgressione c’è la vita. Essi non hanno la luce dello Spirito Santo, perché non camminano secondo Dio, non hanno la padronanza di sé, mancano di questa educazione alla vita. Osserva quanti mali produco ogni giorni gli abusi. Poi ci lamentiamo che è successo questa o quell’altra cosa, ma il problema è sempre uno, che abusiamo di tutto. E allora dobbiamo avere questa saggia prudenza, questa saggia accortezza, questa saggia temperanza. Non possiamo avere tutto, non possiamo volere tutto, non possiamo godere di tutto. Ci dobbiamo limitare, il limite è l’essenza dell’uomo. Però nel limite l’uomo vive. Se si è sregolati non si vive più. Allora dobbiamo avere una regola di vita, e tutto ciò che ti è necessario usalo, ciò che non ti è necessario tienilo lontano, altrimenti diventa un male, diventa peccato. Ecco perché la Chiesa insegna le sante virtù cardinali: fortezza, temperanza, prudenza, giustizia, virtù fondamentali che regolano la nostra vita e se tu le vivi orienti bene tutta la tua esistenza.

D. A proposito delle droghe leggere si sente dire che si prova perché tanto poi ci si controlla. E per questo si acquisiscono questi come altri vizi. Volevo avere delle spiegazioni.

Ci sono delle cose che sono un male in sé, perché producono nel corpo un cambiamento, lo modificano anche fisicamente, te lo stravolgono. Non si tratta di droghe leggere o droghe pesanti, si tratta che tu metti nel corpo un elemento di disturbo, un elemento che rivoluziona la tua stessa vita. E noi dobbiamo essere fermi nel dire no e basta, perché tutto ciò che turba la tua esistenza non puoi tu concedertelo. Nessun uomo è responsabile solo di se stesso. Noi abbiamo una molteplicità di relazioni. Tu sei una donna sposata, non puoi fumare, e non per te stessa, perché ti puoi anche affumicare, se vuoi, ma tu hai una relazione, domani, con la creatura che Dio ti vorrà donare. E tu per amore di quella vita che è già in te, non puoi provocare un danno ad essa, perché hai una relazione con l’altro, con il tuo futuro. Noi non siamo isole che possiamo fare quello che vogliamo, noi siamo un circuito di relazioni, e questo circuito se si interrompe, e basta un niente per interrompersi, poi succedono danni. Non solamente a te ma a tutti coloro che dipendono da te, in un qualche modo. Nessuno vive per se stesso. Le relazioni sono fondamentali nella nostra vita. Il prete è invitato da Dio a non bere vino, perchè lui non vive per se stesso, vive per gli altri. Io prete devo avere sempre il controllo della mia mente e dei miei pensieri, per relazione a voi. Stasera potrei andare a casa e mi ubriaco. Dopo un poco mi chiamano, perché c’è bisogno della mia presenza, e io non posso andare, oppure vado e svolgo male il mio ministero. Le relazioni sono importanti, perché noi viviamo per gli altri, per tutti. Io prete devo studiare non per se stesso, ma perché io ho una relazione con i fedeli che hanno il diritto di conoscere la verità e io non posso non rispondere bene. Chi pone domande ha diritto ad avere da me una risposta perfetta. Quindi non ci sono droghe leggere o droghe pesanti, ma c’è la droga che ti impedisce l’uso delle tue facoltà, e l’uso del tuo corpo, domani, quando ne hai di bisogno.

D. Volevo sapere. I mass media incidono profondamente nella formazione della personalità dei giovani. Qual è il ruolo dei genitori?

Il problema è sapere qual è il nostro ruolo, e l’uso che dobbiamo fare. Se i mezzi di comunicazione sociale diventano un passatempo, un gioco, allora li dobbiamo usare come un gioco. Per il gioco è consentita una pausa. Tu studi, ti vuoi divertire un poco, ti diverti. Però non puoi fare della tua vita un gioco, perché se devi studiare non puoi fare della vita un gioco. Mezzoretta la puoi pure passare, ma poi ti devi impegnare e fare tutto ciò che devi fare, perché se la vita diventa tutto un gioco, la vita stessa scade. Ma ci sono degli impegni che necessitano la mia presenza. Se io devo fare una cosa urgente, non posso fare altro, e se la cosa è impellente io sono obbligato a ciò che è la mia verità. Qual è la verità della mia vita? Cosa vuole il Signore da me? A che cosa mi chiama? Una volta che sai qual è la tua missione questa ha la priorità su tutto. Poi viene il gioco, viene l’amicizia, viene la conoscenza, viene ogni altra cosa. Il fine primario della tua vita qual è, cosa devi realizzare? Io lo devo sapere. Io prete cosa devo realizzare questa sera? Se devo realizzare qualche cosa nella mia vita di urgente, di necessario, di impellente, che merita la mia attenzione, di certo non posso andare a giocare, né posso uscire fuori, né posso fare qualche altra cosa. Ho questo ministero che devo assolvere e lo assolvo con gioia e con amore. Partiamo dal fine, e una volta che abbiamo capito il fine della nostra vita, una volta che sappiamo qual è la nostra vocazione, allora ci possiamo prendere anche un momento di svago, di rilassamento, un momento in cui tu evadi. E’ giusto che ci sia questo stacco, e ti puoi concedere quanto vuoi per coltivare altre cose. Ma poi, subito dopo, devi tornare nuovamente all’opera che ti è stata affidata. Nella vita di ogni uomo c’è un momento per il riposo, un momento per lo svago, un momento per pensare seriamente a fare ciò che bisogna realizzare. Se partissimo dal fine che dobbiamo realizzare nella vita, dalla nostra vocazione, da che cosa vuole il Signore da noi, le cosa sarebbero molto più belle e più sante.

D. Qual’ è la relazione tra amicizia e confidenza?

L’amicizia, la confidenza, la conoscenza sono delle relazioni specifiche. C’è un’amicizia iniziale, c’è un’amicizia profonda, c’è un’amicizia coinvolgente. Tu devi sapere che tipo di amicizia hai con una persona. Se l’amicizia non è profonda, non puoi tu essere confidente, perché se poi l’amicizia svanisce l’altro conosce il tuo cuore e il tuo cuore non può essere dato in pasto a chicchessia. Confidarsi vuol dire svelare il cuore, e a chi puoi svelare il tuo cuore? Bisogna sapere da chi si può attendere un conforto, una consolazione, un ritorno di bene. Dobbiamo fare molta attenzione, saper verificare il grado dell’amicizia. L’amicizia è sentire allo stesso modo, è pensare allo stesso modo, è volere le stesse cose è sentirsi quasi in comunione di vita. Molte volte però, l’amicizia è solo superficiale. Appena incontri una persona non sai chi è, cosa vuole, cosa pensa, e non puoi fidarti, non ti puoi confidare, devi metterla alla prova. L’antica scrittura dice: “I tuoi amici siano mille, ma il tuo consigliere uno su mille”, cioè colui al quale tu manifesti il tuo cuore, ti confidi, non possono essere tutti, perché non sai se l’altro vuole il tuo bene o vuole il tuo male. Tu non sai se quell’amico domani ti tradirà e ti venderà al primo venuto. Nel vangelo di Giovanni alla fine del secondo capitolo troviamo che Gesù non si confidava con nessuno ma conosceva il cuore di tutti. Gesù sapeva che domani qualcuno l’avrebbe tradito, e qualcuno venduto, e qualcuno rinnegato, allora era sempre prudente nelle sue relazioni. Il cuore Cristo non lo svelava facilmente, perché era prudente e saggio.

D. E’ lecito utilizzare droghe a scopo terapeutico, da parte dei medici?

Il problema non è lo scopo terapeutico. Il problema è, se ci troviamo davanti ad una medicina o no. Tutto ciò che serve per il bene dell’uomo si può usare. Il medico deve avere il controllo sempre di ciò che fa, di ciò che ordina, di ciò che insegna e di ciò che compie. Tutto ciò che serve al bene di un uomo, e tutto ciò che serve per evitare un male più grande lo puoi usare, sempre.

D. Un tossicodipendente o un alcolizzato, per uscirne, ha bisogno solo di aiuti medici o anche di un aiuto spirituale, e quanto noi possiamo fare per aiutare queste persone?

Ci sono diversi modi per aiutare l’altro. L’altro è fatto di anima, di spirito, di corpo. Ha bisogno di tre aiuti specifici. Il medico si occupa del corpo e gli deve indica la giusta via per poterne uscire fuori. Per l’aiuto dello spirito, del sentimento, della volontà, occorrono persone forti, competenti, preparate, da dilettanti non si può aiutare, perché perderemmo tempo. Se siamo esperti, se siamo capaci, se siamo professionisti possiamo farlo. Poi c’è l’anima, e l’anima va curata con la grazia. Molte volte il corpo si abbandona al male perché l’anima non c’è. Molti uomini e donne non hanno l’anima, non perché non l’abbiano in sé, ma perché non la curano. Senz’anima un uomo è come una macchina in salita senza motore e senza freni. Non la puoi più governare e ti rovini, perché non hai il governo del tuo corpo e del tuo spirito. L’anima è la parte fondamentale dell’uomo. Se tu governi l’anima, e hai un’anima buona, un’anima santa e perfetta, tutto il corpo sarà governato. Per cui anche l’aiuto spirituale è necessario. Una buona confessione, l’eucarestia settimanale, la preghiera, aiutare l’altro ad inserirsi in una comunità dove si cresce spiritualmente, anche questa è una buona medicina. Vanno pensati gli aiuti dello spirito, dell’anima e del corpo. Questi aiuti vanno pensati tutti e tre insieme, perché c’è sempre il pericolo della ricaduta. Oggi la cosa è difficile perché si vuole lavorare su un uomo senz’anima. La cosa triste della società odierna è che non ha l’anima, e nemmeno la pensa. Siamo noi che dobbiamo darla a tutti l’anima, perché è il nostro compito specifico.

D. I pastori hanno la responsabilità degli scritti e dell’uso dei mezzi di comunicazione: bisogna vigilare affinché non si rechi danno alla fede o ai costumi della Chiesa. Ciò non contrasta con il diritto ad essere informati e la necessità della verità delle notizie?

La vigilanza non toglie l’uso delle cose, la vigilanza ti dice l’uso buono delle cose. Tu devi capire che nel tuo cuore non può entrare tutto. Tu non hai la libertà di fare quello che vuoi, perche una volta che una cosa entra nel tuo cuore, poi ci rimane. Per esempio: se io ti scrivo una lettera anonima su una persona, una volta che l’hai letta, anche se poi la strappi e dici di non tenerne conto, il dubbio ti rimane nel cuore. Non te lo toglie nessuno, perché ce l’hai nel cuore. Vigilare vuol dire, impedire che il veleno entri nel nostro spirito, nel nostro corpo, nella nostra anima. Una volta la Chiesa aveva i libri all’indice. Erano libri contro la fede della chiesa, contro la morale, erano libri che turbavano la fede del popolo cristiano. La Chiesa diceva di non leggerli, perché non erano un bene, ma un male. Ora l’indice non c’è più, e tu puoi leggere tutti i libri che vuoi. Ma puoi leggere quello che vuoi, sempre? O non piuttosto devi stare attento a non mettere nel cuore certe idee, certi principi, certe storture? Tu puoi guardare tutti film che vuoi, ma una volta che il male è entrato nel tuo cuore cosa fai? Il peccato più tremendo, nel vangelo, è lo scandalo. Lo scandalo è nel far entrare nel cuore di un semplice un peccato, un’azione non buona. Entra in quel cuore e rimane per tutta la vita, e non la togli più. La vigilanza non è contro l’uomo, ma è aiutare l’uomo a che non metta nel suo corpo un veleno. La vigilanza significa fare attenzione a che il male non entri neanche per inavvertenza nel cuore di un piccolo, di un semplice. Questo è giusto che noi lo facciamo. Occorre un discernimento, occorre la prudenza. Ma oggi vogliamo vedere tutto, vogliamo leggere tutto, vogliamo ascoltare tutto, vogliamo gustare tutto, vogliamo provare tutto. Ma una volta che il corpo ha assaporato il peccato non lo lavi più, perché si impregna di quel peccato, e per tutta la vita rimane quell’odore di male. Non c’è quindi divieto, ma prudenza. Tante sono le cose che è bene evitare, per prudenza.

Indicazioni fornite da Mons. Costantino Di Bruno per la preparazione dell’incontro:

– Benedetto XVI : Discorso ai rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale
– Giovanni Paolo II: Annunciare Cristo nei mezzi di comunicazione sociale
– Congregazione per la dottrina della fede: Aspetti dell’uso dei mezzi di comunicazione sociale
– Pontificio Consiglio per la Pastorale e salute: Chiesa, droga e tossicomania