Tu dunque sei il Figlio di Dio?
Vi sono della parole di Cristo Gesù che vanno pesate in ogni loro sillaba. Iniziamo dalla storia. Il sinedrio è formato dagli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi. Essi per costituzione divina sono i custodi della verità di Dio. Il custode della verità deve essere sempre servo della verità, mai padrone di essa. Se è custode, è anche cultore di essa. Deve porre ogni cura perché tutto ciò che aiuta la verità nel suo farsi e nel suo crescere venga accolto e tutto ciò che invece la deturpa o la impoverisce o la nega venga escluso con fermezza divina. Il sinedrio non cerca la verità di Cristo. Cerca un qualsiasi appiglio perché lo possa condannare a morte, servendosi della legge della verità adibita a legge di menzogna. Gesù sa qual è il loro intento o volontà: costringerlo a dire anche una sola parola che da essi possa essere usata per raggiungere il loro scopo. Da tribunale di giustizia e di verità diviene tribunale di ingiustizia e di falsità e per di più con sentenza proferita in nome della Legge del loro Signore. Alla domanda: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi», Gesù rivela qual è il loro intento: completo disinteressamento verso la verità: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete». Essendo domanda esplicita, lui non può sottrarsi ad una risposta altrettanto esplicita: «Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Gesù rivela loro di essere il Figlio dell’uomo. Ma ancora su questa verità non lo si può condannare. È una verità misteriosa, dalle difficili interpretazioni. Loro vogliono una risposta più chiara e formulano una domanda ancora più esplicita e chiara: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Domanda esplicita, risposta esplicita: «Voi stessi dite che io lo sono». Essi subito, contro ogni verità e ogni legge, trasformano la rivelazione i bestemmia: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca (Lc 22,63-71). Meccanismo diabolico, infernale. La verità è dichiarata bestemmia. La bestemmia è trasformata in accusa formale. L’accusa formale in sentenza di morte. Finalmente Gesù può essere tolto di mezzo.
Ciò che merita di essere evidenziato in questo racconto evangelico in cui viene decisa la sentenza di morte, è la constatazione come gli strumenti divini della verità possano trasformarsi in strumenti di falsità. Quanto è avvenuto nel sinedrio, potrà avvenire con ogni altro strumento della verità di Cristo Gesù. Ogni strumento o ministro della verità deve vigilare che questo mai avvenga nell’esercizio del suo ministero. Lui sempre deve rimanere custode e cultore della verità, anche a costo di versare il sangue come sigillo su di essa. Anche se tutti i custodi della verità venissero meno in questo loro ministero, lui è obbligato a rimanere fedele all’incarico che gli è stato affidato. In questo momento di tenebre fitte nel quale viene decretata la morte di Dio, solo Cristo rimane ancorato alla sua verità. Tutti gli altri si sono venduti alla falsità, alla menzogna, al potere, al rispetto umano, alla gloria degli uomini, al successo, al potere. Quanto avviene nel sinedrio può avvenire ogni giorno nel corso della storia. Il custode e il cultore della verità mai deve passare dall’altra parte. Questo è il sublime esempio che Gesù ci ha lasciato e che ogni suo discepolo è obbligato a realizzare giorno dopo giorno nei sinedri della terra.
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca (Lc 22,63-71).
Oggi si parla di confusione veritativa, dottrinale, morale. È giusto che ci si chieda: chi produce questa confusione? La confusione non nasce da se stessa, nasce perché ogni singolo custode della verità e cultore di essa ha abdicato al suo ministero. La confusione non nasce mai da uno solo. Nasce invece quando molti custodi e cultori della verità abdicano alla loro verità dei custodi e di cultori di essa. Nessuno può ritenersi giustificato se un altro custode della verità in qualcosa è imperfetto, meno perfetto, poco vero, equivoco. Lui è custode e cultore della verità ed è obbligato a difendere la verità anche con il sigillo del suo sangue. Non però nella ribellione o nella rivolta. Ma imitando Cristo Gesù. Lui nulla dice al sinedrio sul giudizio di condanna a morte. Sa che la sua morte è il sigillo necessario alla sua verità. Gesù si limita ad affermare la sua verità e su di essa viene pronunciata la sentenza di morte. La sentenza di morte può essere proferita in mille mode e in diverse forme, essa va assunta come sigillo, nel silenzio. Viene assunta e offerta al Signore per il trionfo della verità. La propria morte vale l’affermazione della verità e la custodia di essa. Stile di Gesù! Stile di ogni suo vero discepolo. Questa è vera mozione dello Spirito Santo: accogliere la sentenza di morte nel silenzio come sacrificio per rendere gradita a Dio la propria verità. Di certo non è stile di Gesù svendere la propria verità e neanche la ribellione e la rivolta, mettendo gli uni contro gli altri e lacerando il corpo di Cristo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci ad imitare lo stile di Gesù. È la sola via della salvezza.