Tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni

Nel discorso delle parabole del regno di Dio, Gesù rivela che sulla terra nel campo della Chiesa crescono insieme buon grano e zizzania, la separazione avverrà alla fine del mondo. Così anche nella rete del regno entreranno pesci buoni e pesci cattivi. La separazione avverrà alla fine: “Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”»” (Mt 13,24-30). “Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti” (Mt 13,47-50). Sulla terra, nel tempo, luce e tenebre, verità e falsità, giustizia e ingiustizia, iniquità e santità cresceranno nello stesso luogo, stessa casa, stessa comunità, stesso corpo di Cristo. Non vi sono luoghi sulla terra dove raccogliere solo i buoni e luoghi dove radunare quanti non sono buoni.

La parabola degli invitati alle nozze ci mette dinanzi ad un’altra verità, anch’essa di vita e di morte eterna per noi. Nella sala del convito eterno si entra per invito. E subito qui iniziano i molti guai. Oggi si è deciso di non invitare più. Si è stabilito con accordo tacito e silenzioso con il principe del mondo, di lasciare ogni uomo nella sua falsità. Si è pensato e quasi ordinato che il mandato di Gesù debba essere disatteso. La parabola invece ci rivela che tutti devono essere chiamati. Nessuno deve essere escluso. A nessuno deve mancare l’invito alle nozze. I servi devono obbedire al loro Padrone e la Chiesa deve ogni obbedienza a Cristo Signore. Se essa non invita, la responsabilità per tutti quelli che non entrano nella sala delle nozze sarà solamente sua e sarà responsabilità di condanna eterna. Per la sua disobbedienza o la sua stolta omissione ha lasciato che molte anime si perdessero. Ne è responsabile in eterno. Chi accoglie l’invito, è obbligato ad osservare le leggi che l’invito esige che vengano rispettate. Nella sala del convito si entra con l’abito nuziale e questo abito è Cristo Signore. Ci si veste di Cristo, si entra nella sala e si rimane per l’eternità. Non ci si veste di Cristo, si è tolti da essa. E qui un altro grande gaio per la Chiesa. Oggi molti insegnano che rivestire Cristo non serve. Dio non fa più alcuna differenza tra chi è vestito secondo e leggi di Cristo e chi invece secondo le leggi di Satana e del suo peccato. Tutti sono accolti e tutti rimarranno in eterno nella sala.

Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22,1-14).

A che serve leggere e predicare un Vangelo come se fosse un racconto mitologico o fiabesco antico, poiché lo si priva di ogni fede nella sua Parola e nella Verità in esso contenuta? Finché il Vangelo sarà considerato dai discepoli di Gesù un puro racconto della sacra mitologia, mai un cuore si convertirà e mai una mente cambierà pensieri. Purtroppo oggi la parola mitologia, che in qualche modo rinvia in altri tempi e in altre epoche, è stata sostituita con un’altra più altisonante e aggiornata: “Genere letterario”. Il vero genere letterario insegna che la verità viene anche dalla forma e che non tutto va preso alla lettera. Ogni popolo ha i suoi modi di dire. Per noi invece genere letterario si è rivestito di un altro significato: parola senza alcuna verità. Così l’inferno del Vangelo è un genere letterario, cioè un puro modo di dire, ma senza alcuna verità eterna in esso. È come quando le mamme raccontano le favole degli orchi ai bambini. Nulla di più. Ma se l’inferno è un genere letterario anche il paradiso lo sé. Una favola e nulla di più.

Vergine Fedele, Angeli, Santi, fate che ogni cristiano creda nella verità della Parola di Gesù.