vangelo del giorno

Un grande profeta è sorto tra noi

1 Tm 3,1-13; Sal 100,13ab.5.6; Lc 7,11-17.
19 SETTEMBRE
Ogni discepolo del Signore, perché possa essere creduto nella parola che dice, necessariamente dovrà essere visto dagli uomini come vero uomo di Dio. Gesù non dona i miracoli come regola o modalità perché questa conoscenza avvenga. Indica loro una via che tutti potranno percorrere: la via dell’obbedienza alla sua parola, per trasformare la loro vita in amore, amore però vissuto secondo il suo esempio.

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Cfr. Gv 13,1-35).

San Paolo dona ai Corinti, come segno della loro appartenenza a Dio, non l’esaltazione che nasce dai carismi, ma l’umiltà che produce la grande carità.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi  tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (1Cor 13,1-7).

Gesù nel Vangelo si rivela e si manifesta come vero Profeta del Dio vivente, compiendo opere più grandi da quelle compiute dai profeti. Anche le modalità della realizzazione, attestano la sua superiorità e grandezza. Dalle opere si deve confessare che Dio è in Cristo e Cristo in Dio. Mosè ebbe alcuni mancamenti nella fede. Elia si dimostrò stanco. Riuscì sudando a risuscitare il figlio della vedova di Sarepta. Tutti i grandi antichi ebbero momenti di grande fede e momenti di poca fede. Gesù invece è stato perfettissimo fin sulla croce. Anche la croce governò con pienezza di luce.

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Se il cristiano non attesta con il suo grande amore che lui è discepolo di Gesù – e lui lo deve sempre attestare perché ama per obbedienza al suo maestro – mai potrà divenire via per la fede per i suoi fratelli. La fede è in Dio, mai nell’uomo. Per essere in Dio è necessario che il cristiano sempre si mostri vero figlio di Dio, vero discepolo di Cristo Signore. L’amore del cristiano non è “antropologico”, esso necessariamente dovrà essere “cristologico”, “teologico” “pneumatologico”, “evangelico”, inteso come purissima obbedienza alla Parola di Gesù. Deve essere quello del cristiano un amore che nasce in lui dal costante ascolto dello Spirito Santo che è nel suo cuore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, colmateci di pronta obbedienza.