VERSO IL NATALE DEL SIGNORE 2016 – RIFLESSIONI SULLE SETTE ANTIFONE MAGGIORI – O ADONAI

O Adonai, et dux domus Israël, qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedisti: veni ad redimendum nos in brachio extento

O Adonai, e condottiero di Israele, che sei apparso a Mosè tra le fiamme, e sul Sinai gli donasti la legge: redimici col tuo braccio potente.

O ADONAI: Adonai è il Signore, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio di Noè, il Dio di Abele, il Dio dell’uomo fatto da Lui a sua immagine e somiglianza, il Dio Creatore dell’Universo con la sua onnipotente parola. È il Dio che è il Signore di tutto l’universo creato, visibile e invisibile. È il Dio che è il solo Dio. Non vi sono altri dèi. Non ci sono, perché semplicemente non esistono. Solo pensare che vi possa essere un altro Dio, è vanità della mente e stoltezza del cuore. Tutti i veri profeti sono i distruttori di ogni idolatria. Tutti i falsi profeti invece sono i costruttori di essa. L’idolatria è la vera piaga dell’umanità.

Oggi al posto di Adonai, si è collocato l’uomo. È l’uomo che ha preso il posto di Dio, si è dichiarato Dio, si è proclamato Signore, si erge a salvatore dell’uomo. Uno che ha infinito bisogno di salvezza e di redenzione, potrà mai annunziarsi come il Signore, Adonai, Dio, Creatore della verità dell’uomo e della sua speranza? Questa idolatria oggi è dilagante, dentro e fuori la Chiesa. Il cristiano, se vero profeta del suo Adonai, deve distruggere l’idolatria, prima nel suo cuore e poi nel cuore degli altri. Se diviene anche lui falso cristiano, all’istante è anche falso profeta e costruttore di grande idolatria.

In questa seconda antifona, il cristiano è chiamato a rinnovare la sua fede. La rinnova se con umiltà innalza la sua voce al suo Adonai, che è Cristo Signore, e a Lui chiede di scendere nuovamente come è sceso con Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Giosuè, i Profeti. Deve scendere per prendere nelle sue mani ogni uomo e portarlo nella vera salvezza, in quella terra dove scorre il latte e il miele della vera vita. O il cristiano crede che è Gesù il solo vero Adonai della storia, del tempo, dell’eternità, del presente e del futuro, o il suo cuore sarà colmo di ogni idolo. Dalla verità passerà alla vanità e sarà la perdizione della sua vita. Una esistenza consegnata agli idoli attesa che manca la verità nel cuore e la luce nella mente.

E CONDOTTIERO DI ISRAELE: L’Adonai che viene invocato è il condottiero di Israele, del suo popolo. È il Dio che ha condotto Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Giosuè, i Giudici, Davide, i profeti, i giusti. Il Dio condottiero è il Pastore. È il Dio che prende l’uomo dal baratro dell’idolatria e lo conduce nella luce più pura della conoscenza di Lui, nella quale è la conoscenza di ogni creatura, del tempo e dell’eternità.

Per sapere come Dio conduce il suo popolo, l’uomo, è sufficiente prendere la Scrittura in mano. In ogni sua pagina si manifesta la presenza del Signore che è tutto impegnato a condurre il suo popolo dalla schiavitù alla libertà, dalla falsità alla verità, dall’immoralità alla moralità, dall’ingiustizia alla giustizia, dall’idolatria alla vera adorazione, dalla stoltezza alla sapienza, dalla terra verso il cielo, dal peccato alla grazia, dall’ostinazione nel peccato alla conversione.

Anche i Vangeli ci attestano questa conduzione di Cristo Signore. Lui chiama gli Apostoli e con divina ed umana pazienza, con amore divino e umano, li conduce dall’ignoranza sul Messia del Signore alla perfetta conoscenza di Lui, li porta dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla solitudine alla comunione. La conduzione può avvenire solo con infinita amorevolezza. Sarebbe bello leggere tutta la vita di Gesù Signore come conduzione nella verità.

Anche lo Spirito Santo che Gesù darà o che il Padre darà nel nome di Gesù, ha solo questa missione: prendere un uomo e condurlo alla piena perfetta santa verità di Gesù Signore, facendolo camminare di verità in verità e di luce in luce. La vita dell’uomo con Dio è conduzione. La vita di Cristo con l’uomo è conduzione. La presenza dello Spirito è conduzione. Anche la vita del cristiano deve essere conduzione di se stesso e degli altri nella verità.

Mai vi potrà essere conduzione senza Cristo, senza lo Spirito Santo, senza il Padre. Il cristiano deve lasciarsi condurre dallo Spirito Santo a Cristo, e da Cristo, sempre nello Spirito Santo al Padre. Quando si interrompe questa conduzione, è segno che il cristiano è morto. Dio è condottiero, Cristo e condottiero, lo Spirito Santo è condottiero. Il cristiano è condottiero. Ma il cristiano è condottiero in Cristo, nello Spirito, nel Padre. È la verità della nostra vita.

Oggi più che mai si sente l’urgenza che la nostra umanità sia condotta dall’idolatria alla vera adorazione, dall’immoralità alla purezza del cuore e della mente, dall’ingiustizia alla giustizia, dall’egoismo all’amore, dalla falsa religione alla vera, dalla morte alla vita, dalla stoltezza alla sapienza, dalle tenebre alla luce. È questa una conduzione necessaria, urgente. O ci mettiamo tutti sotto la conduzione di Cristo per lo Spirito Santo, o saremo condannati alla vanità.

La conduzione è la scienza del Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. Deve essere la scienza e la sapienza della Chiesa, dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. Lasciarsi condurre è la vocazione del discepolo di Gesù. Deve essere anche la scienza e la sapienza di ogni cristiano. Il cristiano deve lasciarsi condurre nella Chiesa, dalla Chiesa, per lo Spirito Santo nella verità tutta intera o a tutta la verità, ma anche deve prendere ogni uomo è condurlo a Cristo, nella Chiesa, sempre opera dello Spirito Santo, perché Cristo lo conduca al Padre, nello Spirito.

L’anno liturgico è conduzione del cristiano in tutto il mistero di Cristo. La Pastorale è conduzione, cammino verso il raggiungimento della pienezza del mistero. I sacramenti sono introduzione nel mistero di Cristo, per vivere tutto il mistero di Cristo. Ridurre l’anno liturgico a celebrazione di singoli giorni, singole domenica è vanificazione di esso. Così anche ridurre la pastorale a singoli atti, senza vera conduzione nel mistero di Cristo, è pastorale inutile.

Dobbiamo riappropriarci della divina scienza e sapienza della conduzione, Dobbiamo fare nostra la scienza e la sapienza divina che prende l’uomo dalla polvere, nella quale lo ha scaraventato e lo scaraventa il suo peccato, e condurlo prima nella verità di Cristo, dalla verità nella grazia, dalla grazia e dalla verità, camminando di verità in verità e di grazia in grazia fino alla conformazione piena a Gesù Signore, il Testimone Fedele, l’Obbediente, il Crocifisso.

L’arte e la scienza, la sapienza e l’intelligenza della conduzione, dobbiamo chiederla sempre a Cristo, il Condottiero delle pecore e il Pastore che porta alle sorgenti della vita. Senza questa scienza e questa sapienza, attinta attimo per attimo in Cristo, per lo Spirito Santo, tutto si riduce a momenti isolati. Il momento isolato è la negazione e lo sfaldamento della conduzione. Un buon condottiero deve sapere dove portare il suo gregge, il suo popolo, i suoi soldati. Senza questa scienza e sapienza, non vi sarà mai nessun progresso spirituale.

CHE SEI APPARSO A MOSÈ TRA LE FIAMME: Viene ora ricordato come il Signore si è manifestato a Mosè. Chi si manifesta è Adonai, si manifesta come “Colui che è”, “Io sono Colui che sono”. Mosè vide un roveto che ardeva, ma non si consumava. Questo “prodigio” che non appartiene alla natura – nella natura ciò che brucia si consuma – attirò Mosè, il quale si avvicinò al roveto e dal roveto il Signore, Adonai, gli manifestò la sua volontà.

Osserviamo bene: Dio vuole liberare il suo popolo. Gli serve un uomo con il quale il Signore possa lavorare per compiere questa sua volontà. L’uomo è chiamato ad essere lo strumento visibile de Dio invisibile. Ecco la vera vocazione dell’uomo: strumento visibile del Dio invisibile, o ancora meglio: visibilità dell’invisibilità eterna e divina. Riflettiamo un poco: cosa ha visto Mosè? Un roveto che ardeva ma che non si consumava. Da questo prodigio lui è stato attratto.

Cosa chiede il Signore a Mosè? Che lui diventi il suo roveto attraverso il quale lui potrà ardere in mezzo all’Egitto e al suo popolo senza mai consumarsi, ardere in maniera sempre nuova, sempre vera, sempre efficace. A Mosè il Signore chiede di lasciarsi fare lo strumento della sua gloria. Lui vuole scendere in Egitto, essere visibile in mezzo al suo popolo. Il suo popolo deve anch’esso vedere la sua gloria. Ma per questo ha bisogno di Mosè che gli faccia da roveto.

Facciamo un passaggio ulteriore. Cosa è l’umanità per Cristo Gesù, per il Verbo della Vita, per il Figlio Eterno del Padre? È il roveto che permette al Figlio Eterno, nello Spirito Santo, di mostrare tutto l’amore del Padre. Il Padre vuole ardere con tutto il suo amore, senza mai consumarsi, vuole splendere con tutta la sua verità senza mai venire meno. Chiede al corpo di Cristo, alla sua umanità, che gli faccia da roveto.

Dio, in Cristo, per lo Spirito Santo, ha costituito oggi la Chiesa suo roveto ardente. La Chiesa è il roveto dal quale il Signore, in Cristo, per lo Spirito sempre deve ardere, ma senza mai consumarsi. Potrà fare questo se la Chiesa si consegnerà interamente e si farà olocausto, vero sacrificio di amore nelle mani del suo Dio, così come Cristo si è fatto sacrificio d’amore nelle mani del Padre suo, per opera dello Spirito Santo. È in questa consegna che il mondo vedrà la splendida luce che arde sul roveto che è la Chiesa e si avvicinerà al suo Dio e Signore.

Il roveto, che è l’umanità di Cristo Signore, splende un modo mirabile sulla croce. È il legno della croce la realtà nella quale si compie la figura. Dalla croce tutto l’amore del Padre viene rivelato. Per questo Gesù potrà dire: “Quando sarò innalzato da terra, quando sarò totalmente, pienamente, roveto del Padre mio, attrarrò tutti a me”. È questa la coscienza di Gesù ed è anche questa la sua fede e la sua certezza, verso la quale lui cammina per dare compimento.

Ora è giusto che ci chiediamo: noi, cristiani, discepoli di Gesù, abbiamo questa coscienza, questa fede, questa certezza? Camminiamo verso il suo compimento? Ma prima ancora: vogliamo essere roveto in Cristo a servizio della gloria del Padre per lo Spirito Santo? Questa preghiera elevata al Signore con fede, deve produrre questo desiderio nel cuore. Mosè roveto del Padre, Cristo roveto del Padre, in Cristo, il cristiano è roveto del Padre?

E SUL SINAI GLI DONASTI LA LEGGE: La Legge è il primo bagliore di luce attraverso la quale il popolo del Signore viene costituito roveto per il mondo intero. Sappiamo però che da solo questo bagliore è inefficace. Ad esso occorre la pienezza della grazia che è data in Cristo Gesù, da Cristo Gesù, per mezzo del suo Santo Spirito. Il Signore stesso ha constatato che questo bagliore iniziale si è spento, è divenuto lucignolo dalla fiamma smorta.

È Dio che decide di dare all’uomo il cuore nuovo per opera del suo Santo Spirito. L’umanità di Cristo, ardendo di purissimo amore per il Padre, ha generato le fiammelle che si posarono sugli Apostoli nel cenacolo. Sono state queste fiammelle che hanno incendiato di luce nuova il loro cuore, rendendo vero roveto per attrarre a Cristo ogni altro uomo. Con Cristo la legge diviene Vangelo e la primitiva fiamma o il primo bagliore, diviene luce dello Spirito Santo.

Ora è lo Spirito Santo la luce che entra nel cuore, lo cambia, bruciando il cuore di pietra e al suo posto mettendo il cuore di carne. È sempre lo Spirito la luce che deve bruciare nel corpo del cristiano, rendendolo luce visibile della luce eterna che è il Signore. Quest’azione e opera dello Spirito Santo, deve essere come l’olio per la lampada. Si toglie l’olio dalla lampada, la lampada si spegne. So toglie lo Spirito Santo dal cristiano, il cristiano si spegne.

Senza lo Spirito Santo, il cristiano è roveto spento. Non arde, non risplende, non attrae. Gli manca l’olio che lo costituisce roveto che arde, ma non si consuma, perché deve ardere per la vita eterna. La fiamma perenne del cristiano è lo Spirito Santo. Se il cristiano si separa da Lui, da Lui si distacca, all’istante diviene roveto spento. È solo un cespuglio nella storia che non attrae alcuna persona. Manca della luce. È come tutti gli altri cespugli del deserto.

Altra verità che il cristiano mai deve dimenticare ci rivela che è per lui obbligo non solo essere nello Spirito Santo. Nello Spirito Santo deve quotidianamente, come Gesù Signore, crescere in sapienza e grazia. Se non cresce, a poco a poco la sua luce, prima si affievolirà e poi si spegnerà. O si cresce di luce in luce o ci si spegne. O si cammina e si progredisce, o si regredisce fino all’immobilità e alla perdita totale della luce. Senza luce non c’è più attrazione.

Ricordiamo ancora: la Legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai è il primo bagliore. Il Signore vede l’impossibilità di questo primo bagliore di ardere su un roveto di pietra e decide di cambiare roveto. Da roveto di pietra lo farà roveto di carne per mezzo del suo Santo Spirito. Lo renderà roveto facendolo partecipe della sua natura divina, da attingere però perennemente in Cristo Signore. Solo così la sua luce potrà splendere e attrarre ogni uomo a Gesù Signore.

REDIMICI COL TUO BRACCIO POTENTE: Perché il nostro Dio, il nostro Creatore, il nostro Signore il nostro Adonai, deve venire? Per redimerci con il suo braccio potente. Adonai deve venire in Cristo Gesù, Cristo Gesù, nostro vero Adonai viene, ma per liberarci dal potere del diavolo. È questa la schiavitù dalla quale dobbiamo essere liberati. È questo l’annunzio potente che viene dal Nuovo Testamento. Dal regno delle tenebre deve portarci nel regno della luce.

Il braccio potente di Cristo è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo deve però essere il braccio potente della Chiesa. Deve essere il braccio potente di ogni cristiano. Se la Chiesa si presenta al mondo senza questo braccio, il diavolo ride di essa. Non ci sono braccia umane che possono intimorirlo. Se il cristiano si presenta senza il braccio dello Spirito, anche di lui il diavolo ride. Nessuna forza umana lo potrà mai contrastare, perché l’uomo è già sotto il suo potere.

Chi vuole contrastare Satana, chi vuole liberare l’uomo dalla sua potente schiavitù, chi lo vuole redimere, deve indossare il braccio potente del Signore, che è lo Spirito Santo. Gesù indossò il braccio dello Spirito Santo e sconfisse Satana. Diede questo braccio potente ai suoi Apostoli, perché fossero loro a darlo ad ogni uomo, che accoglie di convertirsi al Vangelo della salvezza. Lo Spirito Santo è braccio potente nel Vangelo, dal Vangelo, per il Vangelo.

APPARATO BIBLICO:

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio

Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».

Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

Va’! Riunisci gli anziani d’Israele e di’ loro: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mi è apparso per dirmi: Sono venuto a visitarvi e vedere ciò che viene fatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò salire dalla umiliazione dell’Egitto verso la terra del Cananeo, dell’Ittita, dell’Amorreo, del Perizzita, dell’Eveo e del Gebuseo, verso una terra dove scorrono latte e miele”. Essi ascolteranno la tua voce, e tu e gli anziani d’Israele andrete dal re d’Egitto e gli direte: “Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto, a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio”.

Io so che il re d’Egitto non vi permetterà di partire, se non con l’intervento di una mano forte. Stenderò dunque la mano e colpirò l’Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo di che egli vi lascerà andare. Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani vuote. Ogni donna domanderà alla sua vicina e all’inquilina della sua casa oggetti d’argento e oggetti d’oro e vesti; li farete portare ai vostri figli e alle vostre figlie e spoglierete l’Egitto» (Es 3,1-22).

Qui apparui Abraham Isaac et Iacob in Deo omnipotente et nomen meum Adonai non indicavi eis (Es 6,3).

Il Signore disse a Mosè: «Ora vedrai quello che sto per fare al faraone: con mano potente li lascerà andare, anzi con mano potente li scaccerà dalla sua terra!».

Dio parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il Signore! Mi sono manifestato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come Dio l’Onnipotente, ma non ho fatto conoscere loro il mio nome di Signore. Ho anche stabilito la mia alleanza con loro, per dar loro la terra di Canaan, la terra delle loro migrazioni, nella quale furono forestieri. Io stesso ho udito il lamento degli Israeliti, che gli Egiziani resero loro schiavi, e mi sono ricordato della mia alleanza. Pertanto di’ agli Israeliti: “Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai lavori forzati degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi riscatterò con braccio teso e con grandi castighi. Vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio. Saprete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrae ai lavori forzati degli Egiziani. Vi farò entrare nella terra che ho giurato a mano alzata di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe; ve la darò in possesso: io sono il Signore!”» (Es 6,1-8).

Adonai Domine magnus es tu et praeclarus in virtute et quem superare nemo potest (Gdt 16,16).

Giuditta disse: «Intonate un inno al mio Dio con i tamburelli, cantate al Signore con i cimbali, componete per lui un salmo di lode; esaltate e invocate il suo nome! Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre; ha posto il suo accampamento in mezzo al popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori. Assur venne dai monti, giù da settentrione, venne con migliaia dei suoi armati; la loro moltitudine ostruì i torrenti, i loro cavalli coprirono i colli.

Disse che avrebbe bruciato il mio paese, stroncato i miei giovani con la spada e schiacciato al suolo i miei lattanti, che avrebbe preso in ostaggio i miei fanciulli, e rapito le mie vergini. Il Signore onnipotente li ha respinti con la mano di una donna! Infatti il loro capo non fu colpito da giovani, né lo percossero figli di titani, né alti giganti l’oppressero, ma Giuditta, figlia di Merarì, lo fiaccò con la bellezza del suo volto.

Ella depose la veste di vedova per sollievo degli afflitti in Israele, si unse il volto con aromi, cinse i suoi capelli con un diadema e indossò una veste di lino per sedurlo. I suoi sandali rapirono i suoi occhi, la sua bellezza avvinse il suo cuore e la scimitarra gli troncò il collo.

I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio, per la sua forza fremettero i Medi. Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra e quelli si spaventarono, i miei deboli gridarono forte, e quelli furono sconvolti; gettarono alte grida, e quelli volsero in fuga. Figli di giovani donne li trafissero, li trapassarono come disertori, perirono nella battaglia del mio Signore.

Canterò al mio Dio un canto nuovo: Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella potenza e invincibile. Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu hai detto e tutte le cose furono fatte, hai mandato il tuo spirito e furono costruite, nessuno resisterà alla tua voce. I monti sulle loro basi sussulteranno insieme con le acque, davanti a te le rocce si scioglieranno come cera; ma a coloro che ti temono tu sarai sempre propizio. Poca cosa è per te ogni sacrificio di soave odore, e meno ancora ogni grasso offerto a te in olocausto; ma chi teme il Signore è sempre grande. Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo: il Signore onnipotente li punirà nel giorno del giudizio, metterà fuoco e vermi nelle loro carni, e piangeranno nel tormento per sempre» (Gdt 16,1-17).

Al terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.

Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. Queste parole dirai agli Israeliti».

Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te».

Mosè riferì al Signore le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: “Guardatevi dal salire sul monte e dal toccarne le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo, non dovrà sopravvivere”. Solo quando suonerà il corno, essi potranno salire sul monte». Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece santificare il popolo, ed essi lavarono le loro vesti. Poi disse al popolo: «Siate pronti per il terzo giorno: non unitevi a donna».

Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce.

Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. Il Signore disse a Mosè: «Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine! Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si santifichino, altrimenti il Signore si avventerà contro di loro!». Mosè disse al Signore: «Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertito dicendo: “Delimita il monte e dichiaralo sacro”». Il Signore gli disse: «Va’, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro!». Mosè scese verso il popolo e parlò loro (Es 19,1-25).

Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.

Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.

Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.

Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio.

Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò. Se tu farai per me un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché, usando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità” (Es 20,1-26).

Labano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre (Gen 31, 19). Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Labano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò (Gen 31, 34). Essa parlò al padre: “Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne”. Labano cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli (Gen 31, 35). Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra (Es 20, 4).

Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio (Lv 19, 4). Io volgerò la faccia contro quell’uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all’idolatria come lui, abbassandosi a venerare Moloch (Lv 20, 5). Non vi farete idoli, né vi erigerete immagini scolpite o stele, né permetterete che nel vostro paese vi sia pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore vostro Dio (Lv 26, 1). Devasterò le vostre alture di culto, distruggerò i vostri altari per l’incenso, butterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli e io vi avrò in abominio (Lv 26, 30).

Perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina (Dt 4, 16). Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra (Dt 5, 8). Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli (Dt 7, 5). Poi il Signore mi disse: Scendi in fretta di qui, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dall’Egitto, si è traviato; ben presto si sono allontanati dalla via che io avevo loro indicata: si sono fatti un idolo di metallo fuso (Dt 9, 12).

Avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d’argento e d’oro, che sono presso di loro (Dt 29, 16). Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani; io li renderò gelosi con uno che non è popolo, li irriterò con una nazione stolta (Dt 32, 21). Ma egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: “O re, ho una cosa da dirti in segreto”. Il re disse: “Silenzio!” e quanti stavano con lui uscirono (Gdc 3, 19). Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira (Gdc 3, 26). Essi tagliarono la testa di lui, lo spogliarono dell’armatura e inviarono queste cose nel paese dei Filistei, girando dovunque per dare il felice annunzio ai templi dei loro idoli e a tutto il popolo (1Sam 31, 9). Eliminò i prostituti sacri dal paese e allontanò tutti gli idoli eretti da suo padre (1Re 15, 12). A causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a Israele, irritando con i loro idoli il Signore Dio di Israele (1Re 16, 13).

Imitò in tutto la condotta di Geroboamo, figlio di Nebat, e i peccati che quegli aveva fatto commettere a Israele, provocando con i loro idoli a sdegno il Signore, Dio di Israele (1Re 16, 26). Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d’Israele (1Re 21, 26). Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: “Non farete una cosa simile!” (2Re 17, 12). Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri (2Re 17, 41). “Poiché Manasse re di Giuda ha compiuto tali abomini, peggiori di tutti quelli commessi dagli Amorrei prima di lui, e ha indotto a peccare anche Giuda per mezzo dei suoi idoli (2Re 21, 11). Camminò su tutte le strade su cui aveva camminato il padre e servì gli idoli che suo padre aveva servito e si prostrò davanti ad essi (2Re 21, 21).

Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i terafim, gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel paese di Giuda e in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio (2Re 23, 24). Lo spogliarono asportandogli il capo e le armi; quindi inviarono per tutto il paese filisteo ad annunziare la vittoria ai loro idoli e al popolo (1Cr 10, 9). I Filistei vi abbandonarono i loro idoli e Davide ordinò: “Brucino tra le fiamme!” (1Cr 14, 12). Quando Asa ebbe udito queste parole e la profezia, riprese animo. Eliminò gli idoli da tutto il paese di Giuda e di Beniamino e dalle città che egli aveva conquistate sulle montagne di Efraim; rinnovò l’altare del Signore, che si trovava di fronte al vestibolo del Signore (2Cr 15, 8).

Egli inoltre eresse alture nelle città di Giuda, spinse alla idolatria gli abitanti di Gerusalemme e fece traviare Giuda (2Cr 21, 11). Ma hai seguito piuttosto la condotta dei re di Israele, hai spinto alla idolatria Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, come ha fatto la casa di Acab, e inoltre hai ucciso i tuoi fratelli, cioè la famiglia di tuo padre, uomini migliori di te (2Cr 21, 13). Costoro trascurarono il tempio del Signore Dio dei loro padri, per venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa si scatenò l’ira di Dio su Giuda e su Gerusalemme (2Cr 24, 18). E collocò la statua dell’idolo che aveva fatto, nel tempio, di cui Dio aveva detto a Davide e al figlio Salomone: “In questo tempio e in Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le tribù di Israele, porrò il mio nome per sempre (2Cr 33, 7).

Rimosse gli dei stranieri e l’idolo dal tempio insieme con tutti gli altari che egli aveva costruito sul monte del tempio e in Gerusalemme e gettò tutto fuori della città (2Cr 33, 15). Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l’aveva fatto Manàsse suo padre. Amòn offrì sacrifici a tutti gli idoli eretti da Manàsse suo padre e li servì (2Cr 33, 22). Nell’anno ottavo del suo regno, era ancora un ragazzo, cominciò a ricercare il Dio di Davide suo padre. Nell’anno decimosecondo cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme, eliminando le alture, i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi (2Cr 34, 3). Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari di Baal; infranse gli altari per l’incenso, che vi erano sopra; distrusse i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi, riducendoli in polvere che sparse sui sepolcri di coloro che avevano sacrificato a tali cose (2Cr 34, 4).

Demolì gli altari; fece a pezzi i pali sacri e gli idoli in modo da ridurli in polvere; demolì tutti gli altari per l’incenso in tutto il paese di Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme (2Cr 34, 7). Tutte le genti che si trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia (Tb 14, 6). Di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne (Est 4, 17p).

Ma ora non si sono accontentati dell’amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l’oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare (Est 4, 17o). Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato (1Mac 1, 43). Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull’altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari (1Mac 1, 54). Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dei (1Mac 3, 48). Che inoltre avevano demolito l’idolo da lui innalzato sull’altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur (1Mac 6, 7). I cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo (1Mac 10, 83).

Simone venne a patti con loro e non combatté oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c’erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento (1Mac 13, 47). Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti (2Mac 12, 40). i suoi fianchi sono coperti di grasso e il midollo delle sue ossa è ben nutrito (Gb 21, 24). Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi (Sal 15, 4). Tu detesti chi serve idoli falsi, ma io ho fede nel Signore (Sal 30, 7). Lo provocarono con le loro alture e con i loro idoli lo resero geloso (Sal 77, 58). Siano confusi tutti gli adoratori di statue e chi si gloria dei propri idoli. Si prostrino a lui tutti gli dei! (Sal 96, 7).

Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello.(Sal 105, 36). Versarono sangue innocente, il sangue dei figli e delle figlie sacrificati agli idoli di Canaan; la terra fu profanata dal sangue (Sal 105, 38). Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo (Sal 114, 4). Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo (Sal 134, 15). Ma maledetto l’idolo opera di mani e chi lo ha fatto; questi perché lo ha lavorato, quello perché, corruttibile, è detto dio (Sap 14, 8). Perciò ci sarà un castigo anche per gli idoli dei pagani, perché fra le creature di Dio son divenuti un abominio, e scandalo per le anime degli uomini, laccio per i piedi degli stolti (Sap 14, 11). L’invenzione degli idoli fu l’inizio della prostituzione, la loro scoperta portò la corruzione nella vita (Sap 14, 12).

L’adorazione di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male (Sap 14, 27). Gli idolatri infatti o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi o vivono da iniqui o spergiurano con facilità (Sap 14, 28). Ponendo fiducia in idoli inanimati non si aspettano un castigo per avere giurato il falso (Sap 14, 29). Ma, per l’uno e per l’altro motivo, li raggiungerà la giustizia, perché concepirono un’idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, e perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità (Sap 14, 30). Amanti del male e degni di simili speranze sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoli (Sap 15, 6). Essi considerarono dei anche tutti gli idoli dei pagani, i quali non hanno né l’uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per sentire, né dita delle mani per palpare; e i loro piedi sono incapaci di camminare (Sap 15, 15). A che serve all’idolo l’offerta di frutti? Esso non mangia né sente il profumo; così è il perseguitato dal Signore (Sir 30, 19).

Il suo paese è pieno di idoli; adorano l’opera delle proprie mani, ciò che hanno fatto le loro dita (Is 2, 8). E gli idoli spariranno del tutto (Is 2, 18). In quel giorno ognuno getterà gli idoli d’argento e gli idoli d’oro, che si era fatto per adorarli, ai topi e ai pipistrelli (Is 2, 20). Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli, le cui statue erano più numerose di quelle di Gerusalemme e di Samaria (Is 10, 10). Non posso io forse, come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?” (Is 10, 11). Oracolo sull’Egitto. Ecco, il Signore cavalca una nube leggera ed entra in Egitto. Crollano gli idoli d’Egitto davanti a lui e agli Egiziani vien meno il cuore nel petto (Is 19, 1). Gli Egiziani perderanno il senno e io distruggerò il loro consiglio; per questo ricorreranno agli idoli e ai maghi, ai negromanti e agli indovini (Is 19, 3).

Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d’argento; i tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un oggetto immondo. “Fuori!” tu dirai loro (Is 30, 22). In quel giorno ognuno rigetterà i suoi idoli d’argento e i suoi idoli d’oro, lavoro delle vostre mani peccatrici (Is 31, 7). Il fabbro fonde l’idolo, l’orafo lo riveste di oro e fonde catenelle d’argento (Is 40, 19). Chi leviga con il martello incoraggia chi batte l’incudine, dicendo della saldatura: “Va bene” e fissa l’idolo con chiodi perché non si muova (Is 40, 41,7). Ecco, tutti costoro sono niente; nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli (Is 41, 29). Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, e il mio onore agli idoli (Is 42, 8).

Retrocedono pieni di vergogna quanti sperano in un idolo, quanti dicono alle statue: “Voi siete i nostri dei” (Is 42, 17). I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna (Is 44, 9). Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? (Is 44, 10). Tutto ciò diventa per l’uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera (Is 44, 15). Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: “Salvami, perché sei il mio dio!” (Is 44, 17). Essi non riflettono, non hanno scienza e intelligenza per dire: “Ho bruciato nel fuoco una parte, sulle sue braci ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; col residuo farò un idolo abominevole? Mi prostrerò dinanzi ad un pezzo di legno?” (Is 44, 19). Saranno confusi e svergognati quanti s’infuriano contro di lui; se ne andranno con ignominia i fabbricanti di idoli (Is 45, 16).

A terra è Bel, rovesciato è Nebo; i loro idoli sono per gli animali e le bestie, caricati come loro fardelli, come peso sfibrante (Is 46, 1). Io te le annunziai da tempo, prima che avvenissero te le feci udire, per timore che dicessi: “Il mio idolo le ha fatte, la mia statua e il dio da me fuso le hanno ordinate” (Is 48, 5). Ecco odo le grida della figlia del mio popolo da una terra lunga e larga: “Forse il Signore non si trova in Sion, il suo re non vi abita più?”. Perché mi hanno provocato all’ira con i loro idoli e con queste nullità straniere? (Ger 8, 19). Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cocòmeri, non sanno parlare, bisogna portarli, perché non camminano. Non temeteli, perché non fanno alcun male, come non è loro potere fare il bene” (Ger 10, 5). Rimane inebetito ogni uomo, senza comprendere; resta confuso ogni orafo per i suoi idoli, poiché è menzogna ciò che ha fuso e non ha soffio vitale (Ger 10, 14). Perché numerosi come le tue città sono i tuoi dei, o Giuda; numerosi come le strade di Gerusalemme gli altari che avete eretto all’idolo, altari per bruciare incenso a Baal (Ger 11, 13).

Forse fra i vani idoli delle nazioni c’è chi fa piovere? O forse i cieli mandan rovesci da sé? Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio? In te abbiamo fiducia, perché tu hai fatto tutte queste cose” (Ger 14, 22). Innanzi tutto ripagherò due volte la loro iniquità e il loro peccato, perché hanno profanato il mio paese con i cadaveri dei loro idoli e hanno riempito la mia eredità con i loro abomini” (Ger 16, 18). Eppure il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso a un idolo vano. Così hanno inciampato nelle loro strade, nei sentieri di una volta, per camminare su viottoli, per una via non appianata (Ger 18, 15). Essi collocarono i loro idoli abominevoli perfino nel tempio che porta il mio nome per contaminarlo (Ger 32, 34).

“Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere, non nascondetelo, dite: Babilonia è presa, Bel è coperto di confusione, è infranto Marduch; sono confusi i suoi idoli, sono sgomenti i suoi feticci (Ger 50, 2). Spada, sulle sue acque ed esse si prosciughino! Poiché essa è una terra di idoli; vanno pazzi per questi spauracchi (Ger 50, 38). Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere; resta confuso ogni orefice per i suoi idoli, poiché è menzogna ciò che ha fuso e non ha soffio vitale (Ger 51, 17). Per questo ecco, verranno giorni nei quali punirò gli idoli di Babilonia. Allora tutto il suo paese sentirà vergogna e tutti i suoi cadaveri le giaceranno in mezzo (Ger 51, 47). “Perciò ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali punirò i suoi idoli e in tutta la sua regione gemeranno i feriti (Ger 51, 52). Ora, vedrete in Babilonia idoli d’argento, d’oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani (Bar 6, 3).

Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d’argento, d’oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli (Bar 6, 10). Come infatti si potrebbero chiamare dei? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d’argento, d’oro e di legno (Bar 6, 29). Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re (Bar 6, 33). Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi (Bar 6, 38). Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno (Bar 6, 41). Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dei? (Bar 6, 44).

Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano (Bar 6, 45). Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dei, ma lavoro delle mani d’uomo e che sono privi di ogni qualità divina (Bar 6, 50). Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l’oro, l’argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi (Bar 6, 57). Gli idoli invece non assomigliano né per l’aspetto né per la potenza a queste cose (Bar 6, 62). Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati (Bar 6, 69).

Ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell’orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre (Bar 6, 70). E’ migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore (Bar 6, 72). I vostri altari saranno devastati e infranti i vostri altari per l’incenso; getterò i vostri cadaveri davanti ai vostri idoli (Ez 6, 4). Su tutto il vostro suolo le vostre città saranno rovinate, le vostre alture demolite, distrutte, e i vostri altari spariranno. Saranno frantumati e scompariranno i vostri idoli, spezzati i vostri altari per l’incenso, periranno le vostre opere (Ez 6, 6).

I vostri scampati si ricorderanno di me fra le genti in mezzo alle quali saranno deportati; perché io avrò spezzato il loro cuore infedele che si è allontanato da me e i loro occhi che si sono prostituiti ai loro idoli; avranno orrore di se stessi per le iniquità commesse e per tutte le loro nefandezze (Ez 6, 9). Saprete allora che io sono il Signore, quando i loro cadaveri giaceranno fra i loro idoli, intorno ai loro altari, su ogni colle elevato, su ogni cima di monte, sotto ogni albero verde e ogni quercia frondosa, dovunque hanno bruciato profumi soavi ai loro idoli (Ez 6, 13). Della bellezza dei loro gioielli fecero oggetto d’orgoglio e fabbricarono con essi le abominevoli statue dei loro idoli: per questo li tratterò come immondizia (Ez 7, 20). Stese come una mano e mi afferrò per i capelli: uno spirito mi sollevò fra terra e cielo e mi portò in visioni divine a Gerusalemme, all’ingresso del cortile interno, che guarda a settentrione, dove era collocato l’idolo della gelosia, che provocava la gelosia (Ez 8, 3).

Mi disse: “Figlio dell’uomo, alza gli occhi verso settentrione!”. Ed ecco a settentrione della porta dell’altare l’idolo della gelosia, proprio all’ingresso (Ez 8, 5). IO entrai e vidi ogni sorta di rettili e di animali abominevoli e tutti gli idoli del popolo d’Israele raffigurati intorno alle pareti (Ez 8, 10). Mi disse: “Hai visto, figlio dell’uomo, quello che fanno gli anziani del popolo d’Israele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: Il Signore non ci vede… il Signore ha abbandonato il paese…” (Ez 8, 12). Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini (Ez 11, 18). Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio” (Ez 11, 21).

“Figlio dell’uomo, questi uomini hanno posto idoli nel loro cuore e tengono fisso lo sguardo all’occasione della loro iniquità appena si mostri. Mi lascerò interrogare da loro? (Ez 14, 3). Parla quindi e dì loro: Dice il Signore Dio: Qualunque Israelita avrà innalzato i suoi idoli nel proprio cuore e avrà rivolto lo sguardo all’occasione della propria iniquità e verrà dal profeta, gli risponderò io, il Signore, riguardo alla moltitudine dei suoi idoli (Ez 14, 4). Per raggiungere al cuore gli Israeliti, che si sono allontanati da me a causa di tutti i loro idoli (Ez 14, 5). Riferisci pertanto al popolo d’Israele: Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze (Ez 14, 6).

Poiché a qualunque Israelita e a qualunque straniero abitante in Israele, che si allontana da me e innalza nel suo cuore i suoi idoli e rivolge lo sguardo all’occasione della propria iniquità e poi viene dal profeta a consultarmi, risponderò io, il Signore, da me stesso (Ez 14, 7). Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro (Ez 16, 36). Se non mangia sulle alture e non alza gli occhi agli idoli della casa d’Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato di impurità (Ez 18, 6). Opprime il povero e l’indigente, commette rapine, non restituisce il pegno, volge gli occhi agli idoli, compie azioni abominevoli (Ez 18, 12). Non mangia sulle alture, non volge gli occhi agli idoli di Israele, non disonora la donna del prossimo (Ez 18, 15).

Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl’idoli d’Egitto: sono io il vostro Dio (Ez 20, 7). Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d’Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d’Egitto (Ez 20, 8). Perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli (Ez 20, 16). Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli (Ez 20, 18).

Perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri (Ez 20, 24). Vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d’Israele? Com’è vero ch’io vivo – parola del Signore Dio – non mi lascerò consultare da voi (Ez 20, 31). A voi, uomini d’Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli (Ez 20, 39). Tu riferirai: Dice il Signore Dio: O città che sparge il sangue in mezzo a se stessa, perché giunga il suo tempo, e fabbrica a suo danno idoli con cui contaminarsi! (Ez 22, 3).

Per il sangue che hai sparso, ti sei resa colpevole e ti sei contaminata con gli idoli che hai fabbricato: hai affrettato il tuo giorno, sei giunta al termine dei tuoi anni. Ti renderò perciò l’obbrobrio dei popoli e lo scherno di tutta la terra (Ez 22, 4). Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata (Ez 23, 7). Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli (Ez 23, 30). Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto (Ez 23, 37). Dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa! (Ez 23, 39). Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio” (Ez 23, 49).

Dice il Signore Dio: “Distruggerò gli idoli e farò sparire gli dei da Menfi. Non ci sarà più principe nel paese d’Egitto, vi spanderò il terrore (Ez 30, 13). Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese? (Ez 33, 25). Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato (Ez 36, 18). Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli (Ez 36, 25). Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato; li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio (Ez 37, 23).

Anche i leviti, che si sono allontanati da me nel traviamento d’Israele e hanno seguito i loro idoli, sconteranno la propria iniquità (Ez 44, 10). Poiché l’hanno servito davanti ai suoi idoli e sono stati per la gente d’Israele occasione di peccato, perciò io ho alzato la mano su di loro – parola del Signore Dio – ed essi sconteranno la loro iniquità (Ez 44, 12). I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino (Dn 14, 3). Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: “Perché non adori Bel?” (Dn 14, 4).

Daniele rispose: “Io non adoro idoli fatti da mani d’uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente” (Dn 14, 5). Rispose Daniele ridendo: “Non t’ingannare, o re: quell’idolo di dentro è d’argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto” (Dn 14, 7). Si è alleato agli idoli Efraim (Os 4, 17). Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa. Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli ma per loro rovina (Os 8, 4).

Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi (Os 11, 2). Tuttavia continuano a peccare e con il loro argento si sono fatti statue fuse, idoli di loro invenzione, tutti lavori di artigiani. Dicono: “Offri loro sacrifici” e mandano baci ai vitelli (Os 13, 2). Efraim, che ha ancora in comune con gl’idoli? Io l’esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto (Os 14, 9). Così dice il Signore: “Per tre misfatti di Giuda e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno disprezzato la legge del Signore e non ne hanno osservato i decreti; si son lasciati traviare dai loro idoli che i loro padri avevano seguito (Am 2, 4). Voi avete innalzato Siccut vostro re e Chiion vostro idolo, la stella dei vostri dei che vi siete fatti (Am 5, 26). Tutte le sue statue saranno frantumate, tutti i suoi doni andranno bruciati, di tutti i suoi idoli farò scempio perché messi insieme a prezzo di prostituzione e in prezzo di prostituzione torneranno (Mi 1, 7). Estirperò da te i tuoi pali sacri, distruggerò i tuoi idoli (Mi 5, 13).

A che giova un idolo perché l’artista si dia pena di scolpirlo? O una statua fusa o un oracolo falso, perché l’artista confidi in essi, scolpendo idoli muti? (Ab 2, 18). Terribile sarà il Signore con loro, poiché annienterà tutti gli idoli della terra, mentre a lui si prostreranno, ognuno sul proprio suolo, i popoli di tutti i continenti (Sof 2, 11). In quel giorno – dice il Signore degli eserciti – io estirperò dal paese i nomi degli idoli, né più saranno ricordati: anche i profeti e lo spirito immondo farò sparire dal paese (Zc 13, 2). E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani (At 7, 41).

Ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue (At 15, 20). Astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete quindi cosa buona a guardarvi da queste cose. State bene” (At 15, 29). Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli (At 17, 16). Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia” (At 21, 25).

Tu che proibisci l’adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? (Rm 2, 22). Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! (1Cor 5, 10). Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme (1Cor 5, 11). O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri (1Cor 6, 9). Quanto poi alle carni immolate agli idoli, sappiamo di averne tutti scienza (1Cor 8, 1).

Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c’è che un Dio solo (1Cor 8, 4). Ma non tutti hanno questa scienza; alcuni, per la consuetudine avuta fino al presente con gli idoli, mangiano le carni come se fossero davvero immolate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata (1Cor 8, 7). Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? (1Cor 8, 10). Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi (1Cor 10, 7). Perciò, o miei cari, fuggite l’idolatria (1Cor 10, 14). Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? (1Cor 10, 19).

Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l’impulso del momento (1Cor 12, 2). Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo (2Cor 6, 16). Idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni (Gal 5, 20). Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolàtri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio (Ef 5, 5).

Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria (Col 3, 5). Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero (1Ts 1, 9). Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4, 12). Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli (1Pt 4, 3). Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione (Ap 2, 14).

Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli (Ap 2, 20). Il resto dell’umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e agli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare (Ap 9, 20). Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. E’ questa la seconda morte” (Ap 21, 8). Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna (Ap 22, 15).

Inebrierò di sangue le mie frecce, si pascerà di carne la mia spada, del sangue dei cadaveri e dei prigionieri, delle teste dei condottieri nemici! (Dt 32, 42). Dissero a Iefte: “Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli Ammoniti” (Gdc 11, 6). Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì suo capo e condottiero e Iefte ripeté’ le sue parole davanti al Signore in Mizpa (Gdc 11, 11). E disse loro: “Spiegatemi un po’, voi figli di Canaan, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città che egli abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la loro forza e il loro vigore, chi si è messo alla loro testa come re e condottiero del loro esercito (Gdt 5, 3). Gli rispose Achior, condottiero di tutti gli Ammoniti: “Ascolti bene il mio signore la risposta dalle labbra del suo servo: io riferirò la verità sul conto di questo popolo, che sta su queste montagne vicino al luogo ove risiedi, né uscirà menzogna dalla bocca del suo servo (Gdt 5, 5).

Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini (1Mac 3, 55). Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie” (1Mac 9, 30). Perciò risposero gridando a gran voce: “Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata tuo fratello (1Mac 13, 8). Che i Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse sempre loro condottiero e sommo sacerdote finché sorgesse un profeta fedele (1Mac 14, 41). E aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori (2Mac 1, 16). “Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura perfetta salute, benessere e prosperità (2Mac 9, 19).

Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in atto di agitare un’armatura d’oro (2Mac 11, 8). Da lui uscirà la pietra d’angolo, da lui il chiodo, da lui l’arco di guerra, da lui tutti quanti i condottieri (Zc 10, 4). Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo (Mt 4, 1). Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio (Mt 4, 5). Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse (Mt 4, 8). La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva (Mt 4, 24).

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa (Mt 7, 13). Quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Mt 7, 14). E sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani (Mt 10, 18). Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte (Mt 17, 1). Dicendo loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me (Mt 21, 2). Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani (Mt 26, 57).

Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato (Mt 27, 2). Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte (Mt 27, 27). E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano (Mc 7, 32). Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo (Mc 8, 22). Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?” (Mc 8, 23). E disse loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo (Mc 11, 2).

Essi condussero l’asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra (Mc 11, 7). E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo (Mc 13, 11). Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta” (Mc 14, 44). Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi (Mc 14, 53). Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato (Mc 15, 1). Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte (Mc 15, 16).

Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo (Mc 15, 20). Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto (Lc 4, 1). Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse (Lc 4, 5). Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù (Lc 4, 9). Si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio (Lc 4, 29). Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva (Lc 4, 40). Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio” (Lc 9, 41).

Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire (Lc 12, 11). Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? (Lc 13, 15). Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi (Lc 14, 21). Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò (Lc 18, 40). E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me” (Lc 19, 27). Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù (Lc 19, 35). Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti (Lc 21, 24). Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano (Lc 22, 54).

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero (Lc 22, 66). Tutta l’assemblea si alzò, lo condussero da Pilato (Lc 23, 1). Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù (Lc 23, 26). Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati (Lc 23, 32). Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse (Lc 24, 50). E lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)” (Gv 1, 42).

Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: “Perché non lo avete condotto?” (Gv 7, 45). Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo (Gv 8, 3). Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco (Gv 9, 13). Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori (Gv 10, 3). E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce (Gv 10, 4). E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore (Gv 10, 16).

E lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno (Gv 18, 13). Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua (Gv 18, 28). Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa” (Gv 19, 4). Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà (Gv 19, 13). Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse (At 5, 19). Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo (At 5, 26).

Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo (At 5, 27). Dicendo ad Aronne: Fa’ per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto (At 7, 40). Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca (At 8, 32). E gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati (At 9, 2). Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco (At 9, 8). Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: “Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?” (At 9, 21).

Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso (At 9, 30). E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro (At 9, 39). Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia (At 11, 25). Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si dileguò da lui (At 12, 10). Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là (At 13, 17).

Poi li condusse fuori e disse: “Signori, cosa devo fare per esser salvato?” (At 16, 30). Ma Paolo disse alle guardie: “Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!” (At 16, 37). Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo (At 17, 5).

Presolo con sé, lo condussero sull’Areòpago e dissero: “Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? (At 17, 19). Mentre era proconsole dell’Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo (At 18, 12). Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea (At 19, 37). Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio (At 20, 24).

Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasone di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità (At 21, 16). Tra la folla però chi diceva una cosa, chi un’altra. Nell’impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza (At 21, 34). Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: “Posso dirti una parola?”. “Conosci il greco?, disse quello (At 21, 37). Allora non sei quell’Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?” (At 21, 38).

Come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii allo scopo di condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti (At 22, 5). Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro (At 22, 30). Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: “Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa” (At 23, 18). Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: “Che cosa è quello che hai da riferirmi?” (At 23, 19).

Rispose: “I Giudei si sono messi d’accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi (At 23, 20). Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice” (At 23, 24). Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio (At 23, 28). Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride (At 23, 31). Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo (At 25, 6). Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo (At 25, 17). Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l’ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere (At 25, 26).

Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia? (Rm 6, 16). Non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all’obbedienza, con parole e opere (Rm 15, 18). Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi (Gal 1, 13). Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede (Gal 3, 24). Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto (Gal 6, 4).

Per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici (Ef 4, 22). Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi (Ef 5, 15). Perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo (Col 2, 5). Al fine di condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e di non aver bisogno di nessuno (1Ts 4, 12). Tu invece mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell’amore del prossimo, nella pazienza (2Tm 3, 10). Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà (Tt 1, 1).

Offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità (Tt 2, 7). Poiché la legge possiede solo un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio (Eb 10, 1). La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò (Eb 13, 5). Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza (Gc 3, 13).

Ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta (1Pt 1, 15). Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri (1Pt 1, 18). La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio (1Pt 2, 12). Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla Parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati (1Pt 3, 1). Considerando la vostra condotta casta e rispettosa (1Pt 3, 2).

Con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo (1Pt 3, 16). Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà (2Pt 3, 11). Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s’intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c’è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare (1Gv 5, 16). Ogni iniquità è peccato, ma c’è il peccato che non conduce alla morte (1Gv 5, 17).

Allora Sarai disse ad Abram: “L’offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma da quando si è accorta d’essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!” (Gen 16, 5). Rispose: “Bevi, mio signore”. In fretta calò l’anfora sul braccio e lo fece bere (Gen 24, 18). Per questo dì agli Israeliti: Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai gravami degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi libererò con braccio teso e con grandi castighi (Es 6, 6). Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto, dalla condizione servile (Es 13, 14).

Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento fra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto” (Es 13, 16). Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato (Es 15, 16). Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro (Es 25, 33).

Vi erano su un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla; anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così era per i sei bracci che uscivano dal candelabro (Es 37, 19). Il Signore rispose a Mosè: “Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se la parola che ti ho detta si realizzerà o no” (Nm 11, 23). O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? (Dt 4, 34). Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato (Dt 5, 15).

Ricordati delle grandi prove che hai viste con gli occhi, dei segni, dei prodigi, della mano potente e del braccio teso, con cui il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire; così farà il Signore tuo Dio a tutti i popoli, dei quali hai timore (Dt 7, 19). Al contrario essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che tu hai fatto uscire dall’Egitto con grande potenza e con braccio teso (Dt 9, 29). Voi riconoscete oggi – poiché non parlo ai vostri figli che non hanno conosciuto né hanno visto le lezioni del Signore vostro Dio – voi riconoscete la sua grandezza, la sua mano potente, il suo braccio teso (Dt 11, 2). il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi (Dt 26, 8). Per Gad disse: “Benedetto chi stabilisce Gad al largo! Come una leonessa ha la sede; sbranò un braccio e anche un cranio (Dt 33, 20). Ecco verranno giorni in cui io taglierò via il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano nella tua casa (1Sam 2, 31).

Io gli fui sopra e lo uccisi, perché capivo che non sarebbe sopravvissuto alla sua caduta. Poi presi il diadema che era sul suo capo e la catenella che aveva al braccio e li ho portati qui al mio signore” (2Sam 1, 10). Perché si sentirà parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio (1Re 8, 42). Allora disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”. Essa rispose: “No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva” (2Re 4, 16). Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmon per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmon, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmon; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione” (2Re 5, 18). Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all’uomo di Dio: “Già, il Signore apre le finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?”. Quegli disse: “Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai” (2Re 7, 2).

Il re aveva messo a guardia della porta lo scudiero, al cui braccio egli si appoggiava. Calpestato dalla folla presso la porta, quegli morì come aveva predetto l’uomo di Dio quando parlò al re che era sceso da lui (2Re 7, 17). Ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d’Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici (2Re 17, 36). Anche lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, se viene da un paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, a pregare in questo tempio (2Cr 6, 32). Con lui c’è un braccio di carne, con noi c’è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie”. Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda (2Cr 32, 8).

Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio”. Con queste parole egli terminò (2Mac 15, 24). Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l’affetto della età giovanile verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme (2Mac 15, 30). Quanto aiuto hai dato al debole e come hai soccorso il braccio senza forza! (Gb 26, 2). Mi si stacchi la spalla dalla nuca e si rompa al gomito il mio braccio (Gb 31, 22). Si grida per la gravità dell’oppressione, si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti (Gb 35, 9).

E’ sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire (Gb 38, 15). Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua? (Gb 40, 9). Eppure tu vedi l’affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell’orfano tu sei il sostegno. Spezza il braccio dell’empio e del malvagio (Sal 9, 35). Poiché non con la spada conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, perché tu li amavi (Sal 43, 4). E’ il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo, i figli di Giacobbe e di Giuseppe (Sal 76, 16). Tu hai calpestato Raab come un vinto, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici (Sal 88, 11). E’ potente il tuo braccio, forte la tua mano, alta la tua destra (Sal 88, 14).

La mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza (Sal 88, 22). Salmo. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo (Sal 97, 1). Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia (Sal 130, 2). Con mano potente e braccio teso: perché eterna è la sua misericordia (Sal 135, 12). Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! (Ct 8, 6).

Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo (Sap 5, 16). Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio? (Sap 11, 21). Gli empi, che rifiutavano di conoscerti, furono colpiti con la forza del tuo braccio, perseguitati da strane piogge e da grandine, da acquazzoni travolgenti, e divorati dal fuoco (Sap 16, 16). Ornamento d’oro è la disciplina per l’assennato; è come un monile al braccio destro (Sir 21, 21). Rinnova i segni e compi altri prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro (Sir 36, 5).

Con il braccio imprime una forma all’argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; è preoccupato per una verniciatura perfetta, sta sveglio per pulire il fornello (Sir 38, 30). Avverrà come quando il mietitore prende una manciata di steli, e con l’altro braccio falcia le spighe, come quando si raccolgono le spighe nella valle dei Rèfaim (Is 17, 5). Il Signore farà udire la sua voce maestosa e mostrerà come colpisce il suo braccio con ira ardente, in mezzo a un fuoco divorante, tra nembi, tempesta e grandine furiosa (Is 30, 30). Signore, pietà di noi, in te speriamo; sii il nostro braccio ogni mattina, nostra salvezza nel tempo dell’angoscia (Is 33, 2). Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono (Is 40, 10).

Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri” (Is 40, 11). Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli dá forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato (Is 44, 12). Radunatevi, tutti voi, e ascoltatemi. Chi di essi ha predetto tali cose? Uno che io amo compirà il mio volere su Babilonia e, con il suo braccio, sui Caldei (Is 48, 14). Così dice il Signore Dio: “Ecco, io farò cenno con la mano ai popoli, per le nazioni isserò il mio vessillo. Riporteranno i tuoi figli in braccio, le tue figlie saran portate sulle spalle (Is 49, 22).

La mia vittoria è vicina, si manifesterà come luce la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio (Is 51, 5). Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore. Svegliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate. Non hai tu forse fatto a pezzi Raab, non hai trafitto il drago? (Is 51, 9). Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio (Is 52, 10). Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? (Is 53, 1). Egli ha visto che non c’era alcuno, si è meravigliato perché nessuno intercedeva. Ma lo ha soccorso il suo braccio, la sua giustizia lo ha sostenuto (Is 59, 16). Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio (Is 60, 4).

Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: “Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato (Is 62, 8). Guardai: nessuno aiutava; osservai stupito: nessuno mi sosteneva. Allora mi prestò soccorso il mio braccio, mi sostenne la mia ira (Is 63, 5). Colui che fece camminare alla destra di Mosè il suo braccio glorioso, che divise le acque davanti a loro facendosi un nome eterno (Is 63, 12). Poiché così dice il Signore: “Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati (Is 66, 12).

Io stesso combatterò contro di voi con mano tesa e con braccio potente, con ira, furore e grande sdegno (Ger 21, 5). Io ho fatto la terra, l’uomo e gli animali che sono sulla terra, con grande potenza e con braccio potente e li do a chi mi piace (Ger 27, 5). “Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile (Ger 32, 17). Tu hai fatto uscire dall’Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio possente e incutendo grande spavento (Ger 32, 21). E’ infranta la potenza di Moab ed è rotto il suo braccio (Ger 48, 25). “Guarda, Signore, e considera; chi mai hai trattato così? Le donne divorano i loro piccoli, i bimbi che si portano in braccio! Sono trucidati nel santuario del Signore sacerdoti e profeti! (Lam 2, 20).

Come ad un giorno di festa hai convocato i miei terrori dall’intorno. Nel giorno dell’ira del Signore non vi fu né superstite né fuggiasco. Quelli che io avevo portati in braccio e allevati li ha sterminati il mio nemico” (Lam 2, 22). Ora, Signore Dio d’Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi (Bar 2, 11). Terrai fisso lo sguardo contro il muro di Gerusalemme, terrai il braccio disteso e profeterai contro di essa. Ecco ti ho cinto di catene (Ez 4, 7). Com’è vero ch’io vivo – parola del Signore Dio – io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira (Ez 20, 33).

Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante (Ez 20, 34). “Figlio dell’uomo, ho spezzato il braccio del faraone re d’Egitto; egli non è stato curato con medicamenti né fasciato con bende per fargli riprender forza e maneggiare la spada” (Ez 30, 21). Perciò dice il Signore Dio: “Eccomi contro il faraone re d’Egitto: gli spezzerò il braccio ancora valido e gli farò cadere la spada di mano (Ez 30, 22). Anch’essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra (Ez 31, 17). Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi a te, monte Seir, anche su di te stenderò il mio braccio e farò di te una solitudine, un luogo desolato (Ez 35, 3). Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito (Dn 11, 6).

Eppure io ho rafforzato il loro braccio, ma essi hanno tramato il male contro di me (Os 7, 15). Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato” (Zc 11, 17). Ecco, io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre solennità, perché siate spazzati via insieme con essi (Ml 2, 3). Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore (Lc 1, 51). Perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? (Gv 12, 38). Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là (At 13, 17).

Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sap 2, 24). Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo (Mt 4, 1). Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio (Mt 4, 5). Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse (Mt 4, 8). Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano (Mt 4, 11). E il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli Angeli (Mt 13, 39).

Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi Angeli (Mt 25, 41). Dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame (Lc 4, 2). Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane” (Lc 4, 3). Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse (Lc 4, 5). Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato (Lc 4, 13). I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati (Lc 8, 12).

Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!” (Gv 6, 70). Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44). Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo (Gv 13, 2). Cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui (At 10, 38). “O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? (At 13, 10).

E non date occasione al diavolo (Ef 4, 27). Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo (Ef 6, 11). Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo (1Tm 3, 6). E’ necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo (1Tm 3, 7). E ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà (2Tm 2, 26). Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza, mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo (Eb 2, 14).

Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi (Gc 4, 7). Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare (1Pt 5, 8). Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo (1Gv 3, 8). Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello (1Gv 3, 10). L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (Gd 1, 9).

Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita (Ap 2, 10). Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi Angeli (Ap 12, 9). Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo” (Ap 12, 12). Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni (Ap 20, 2). E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli (Ap 20, 10).

Signore, perdona al tuo popolo Israele, che tu hai redento, e non permettere che sangue innocente sia versato in mezzo al tuo popolo Israele, ma quel sangue sia per essi espiato (Dt 21, 8). Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con grande potenza e con mano forte (Ne 1, 10). Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore (Sal 18, 15). Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione (Sal 129, 7).

Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i redenti (Is 35, 9). Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore- tuo redentore è il Santo di Israele (Is 41, 14). Così dice il Signore vostro redentore, il Santo di Israele: “Per amor vostro l’ho mandato contro Babilonia e farò scendere tutte le loro spranghe, e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto (Is 43, 14). Così dice il re di Israele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: “Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dei (Is 44, 6). Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, poiché io ti ho redento (Is 44, 22).

Dice il nostro redentore che si chiama Signore degli eserciti, il Santo di Israele (Is 47, 4). Dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele: “Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare (Is 48, 17). Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni, al servo dei potenti: “I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto” (Is 49, 7). Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, tuo salvatore, io il tuo redentore e il Forte di Giacobbe” (Is 49, 26). Forse non hai prosciugato il mare, le acque del grande abisso e non hai fatto delle profondità del mare una strada, perché vi passassero i redenti? (Is 51, 10).

Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra (Is 54, 5). In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore (Is 54, 8). Come redentore verrà per Sion, per quelli di Giacobbe convertiti dall’apostasia. Oracolo del Signore (Is 59, 20). Tu succhierai il latte dei popoli, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore tuo salvatore e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe (Is 60, 16).

Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata” (Is 62, 12). perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore (Is 63, 16). Perché il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui (Ger 31, 11). ” Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo (Lc 1, 68). Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme (Lc 2, 38).

Ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù (Rm 3, 24). Essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rm 8, 23). Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (1Cor 1, 30).

Nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia (Ef 1, 7). Il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria (Ef 1, 14). E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. (Ef 4, 30). Per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati (Col 1, 14). Non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, dopo averci ottenuto una redenzione eterna (Eb 9, 12).

Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra (Ap 14, 3). Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l’Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello (Ap 14, 4). Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe (Sal 129, 8).

Poi partorì ancora suo fratello Abele. Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo (Gen 4, 2). E così benedisse Giuseppe: “Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi (Gen 48, 15). Ma è rimasto intatto il suo arco e le sue braccia si muovon veloci per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore, Pietra d’Israele (Gen 49, 24). Ogni decima del bestiame grosso o minuto, e cioè il decimo capo di quanto passa sotto la verga del pastore, sarà consacrata al Signore (Lv 27, 32). Che li preceda nell’uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore” (Nm 27, 17).

Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo (1Sam 17, 40). Quegli disse: “Vedo tutti gli Israeliti vagare sui monti come pecore senza pastore. Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace” (1Re 22, 17). Allora egli disse: “Ho visto tutti gli Israeliti vagare sui monti come pecore senza pastore. Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace!” (2Cr 18, 16). Io ti guiderò attraverso la Giudea, finché giungerò davanti a Gerusalemme e vi porrò in mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via come pecore senza pastore e nemmeno un cane abbaierà davanti a te. Queste cose mi sono state dette prima, io ne ho avuto la rivelazione e l’incarico di annunziarle a te” (Gdt 11, 19). Salmo. Di Davide. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla (Sal 22, 1):

Come pecore sono avviati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà ogni loro parvenza: gli inferi saranno la loro dimora (Sal 48, 15). Fu per loro pastore dal cuore integro e li guidò con mano sapiente (Sal 77, 72). Tu, pastore d’Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi (Sal 79, 2). Le parole dei saggi sono come pungoli; come chiodi piantati, le raccolte di autori: esse sono date da un solo pastore (Qo 12, 11). Fosse un agricoltore o un pastore o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari, sorpreso cadeva sotto la necessità ineluttabile, perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre (Sap 17, 16).

Egli rimprovera, corregge, ammaestra e guida come un pastore il suo gregge (Sir 18, 13). Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri” (Is 40, 11). Io dico a Ciro: Mio pastore; ed egli soddisferà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata; e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta” (Is 44, 28). Allora si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo. Dov’è colui che fece uscire dall’acqua del Nilo il pastore del suo gregge? Dov’è colui che gli pose nell’intimo il suo santo spirito (Is 63, 11). Ascoltate popoli, la parola del Signore, annunziatela alle isole più lontane e dite: “Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge” (Ger 31, 10). Darà alle fiamme i templi degli dei d’Egitto, li brucerà e porterà gli dei in esilio; ripulirà il paese di Egitto come un pastore pulisce dai pidocchi il mantello; poi se ne andrà tranquillo (Ger 43, 12). Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me? (Ger 49, 19).

Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d’occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me? (Ger 50, 44). Con te martellavo pastore e gregge, con te martellavo l’aratore e il suo paio di buoi, con te martellavo governatori e prefetti (Ger 51, 23). Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate (Ez 34, 5). Com’è vero ch’io vivo, – parla il Signore Dio – poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge (Ez 34, 8).

Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine (Ez 34, 12). Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore (Ez 34, 23). Il mio servo Davide sarà su di loro e non vi sarà che un unico pastore per tutti; seguiranno i miei comandamenti, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica (Ez 37, 24). Così dice il Signore: Come il pastore strappa dalla bocca del leone due zampe o il lobo d’un orecchio, così scamperanno gli Israeliti che abitano a Samaria su un cantuccio di divano o su una coperta da letto (Am 3, 12). Amos rispose ad Amasia: “Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori (Am 7, 14).

Poiché gli strumenti divinatori dicono menzogne, gli indovini vedono il falso, raccontano sogni fallaci, danno vane consolazioni: per questo vanno vagando come pecore, sono oppressi, perché senza pastore (Zc 10, 2). Perciò io dissi: “Non sarò più il vostro pastore. Chi vuol morire, muoia; chi vuol perire, perisca; quelle che rimangono si divorino pure fra di loro!” (Zc 11, 9). Quindi il Signore mi disse: “Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato (Zc 11, 15). Poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie (Zc 11, 16). Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato” (Zc 11, 17).

Insorgi, spada, contro il mio pastore, contro colui che è mio compagno. Oracolo del Signore degli eserciti. Percuoti il pastore e sia disperso il gregge, allora volgerò la mano sopra i deboli (Zc 13, 7). Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore (Mt 9, 36). E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri (Mt 25, 32). Allora Gesù disse loro: “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge (Mt 26, 31).

Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6, 34). Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse (Mc 14, 27). Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore (Gv 10, 2). Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore (Gv 10, 11). Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde (Gv 10, 12). Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10, 14).

E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore (Gv 10, 16). Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù (Eb 13, 20). Dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime (1Pt 2, 25). E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce (1Pt 5, 4). perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap 7, 17).